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Fotografare su pellicola in bianco e nero mantiene tuttora un fascino indiscusso. Sono disponibili decine di differenti emulsioni in bianco e nero, con diverse attitudini e sensibilità e in tutti i formati fotografici disponibili a partire dal formato 135 per passare al formato 120 fino alle pellicole piane, dal 4×5″ a salire. Ma c’è una pellicola, che personalmente ho sempre apprezzato e continuo ad apprezzare che è la pellicola bianco e nero infrarossa. Rispetto a tutte le altre pellicole restituisce immagini assolutamente diverse e inedite rispetto alle pellicole tradizionali. Oggi la pellicola infrarossa bianco e nero più nota e naturalmente disponibile sul mercato è la Rollei Infrared

Indubbiamente la pellicola più diffusa e famosa nel mondo dell’infrarosso è stata la Kodak HIR Infrared, una pellicola che purtroppo è stata dismessa nel 2006. Aveva alcuni vantaggi che la rendevano unica, come l’effetto Aura e diversi svantaggi, come il fatto che poteva essere caricata e scaricata nella fotocamera al buio più completo, e per di più doveva anche essere  sviluppata nel buio più completo. Era disponibile solo in formato 35mm, a differenza, come vedremo tra poco, della Rollei Infrared. Ne ho parlato in questo mio articolo.

Oggi la pellicola bianco e nero infrarossa più diffusa è indubbiamente la Rollei Infrared, disponibile sia in formato 135 che 120 oltre che in piana 4×5″. In realtà si tratta di una pellicola iperpancromatica, ovvero in grado di spingersi oltre ai 700nm che è il limite della luce visibile, raggiungendo gli 820 nm, permettendo così di registrare perfettamente la radiazione infrarossa. la sua sensibilità nominale è di 400 ISO, a differenza della Kodak Infrared che non aveva una dichiarata sensibilità nominale.

Dalla chart della sensibilità spettrale si evince che si tratta di una pellicola iperpancromatica, in grado di leggere oltre la radiazione visibile anche una piccola parte dello spettro invisibile dell’infrarosso fino agli 820 nanometri. La risoluzione è di ben 160 Lp/mm.

Qui vediamo in sezione la pellicola Rollei Infrared. la pellicola è stesa su una base P.E.T. da 100µm, anzichè il più tradizionale triacetato. La base in P.E.T. permette tempi di asciugatura decisamente più brevi rispetto alle tradizionali pellicole stese su base triacetato e restituisce una base estremamente cristallina, ideale tanto per l’ingrandimento tradizionale che per la scansione.

La base della pellicola in P.E.T. ( condivisa anche da tutte le pellicole Rollei Retro e dalla Rollei RPX25 ) ha diversi vantaggi: è più cristallina, necessita di un tempo di lavaggio leggermente inferiore, e si asciuga molto più rapidamente rispetto alle pellicole in triacetato. Lo svantaggio è dato dal fatto che subisce una sorta di conducibilità della luce – come se fosse una fibra ottica -: se naturalmente il problema non si pone con il formato 120 in quanto la pellicola è completamente avvolta nel rocchetto di carta e l’emulsione non viene impugnata durante il caricamento, con il formato 135, causa il fatto che la pellicola vergine esce come di consueto di qualche centimetro dal rocchetto, prendendo quindi luce, la pellicola va caricata all’ombra, meglio ancora in un ambiente poco illuminato. Una volta inserita la coda nel rocchetto di caricamento della fotocamera e verificato che le perforazioni hanno ingaggiato le dentellatura del sistema di trascinamento,  sarebbe opportuno chiudere immediatamente in dorso della fotocamera e far avanzare la pellicola di un paio di fotogrammi, così da evitare che i primi fotogrammi possano velarsi o addirittura bruciarsi. Qualche bruciatura nei primi fotogrammi tra i fori di avanzamento della pellicola sono invece ininfluenti e non pregiudicano la bontà del fotogramma una volta esposto. La Rollei Infrared rimane una pellicola a 400 ISO, la grana può essere modulata, quindi minimizzata o massimizzata a seconda del tipo di sviluppo impiegato. Quando fosse necessaria una grana estremamente fine per ingrandimenti di un certo rispetto, si può optare per il formato 120 o addirittura per la pellicola piana 4×5″

L’occhio umano è in grado di vedere una porzione ridotta dello spettro luminoso, situato tra i 400 e 700 nanomentri. Le parti dello spettro inferiori e superiori a questa porzione non sono visibili nè all’occhio umano nè alle comuni pellicole fotografiche pancromatiche. La radiazione infrarossa si rende visibile, ma solo alle pellicole infrarosse, dopo che sull’obiettivo da presa è stato montato un filtro IR, oltre i 700 nanometri.

Uno dei filtri IR più diffusi è l’Hoya R72, disponibile con diametro a partire da 46mm fino a 77mm. Ha ottime qualità sia da un punto di vista ottico che di blocco della radiazione del visibile.

I filtri IR come l’Hoya IR72 bloccano la radiazione della luce visibile fino ai 720 nanometri, e al contempo fa passare la radiazione superiore, appunto quella infrarossa, fino a oltre gli 820 nanometri. Di fatto applicato a una pellicola infrarosso la renderà cieca a tutto quello che l’occhio umano è in grado di distinguere mentre la renderà sensibile a tutto quello che l’occhio umano non è in grado di vedere. Alcuni elementi, come le nuvole e oggetti che non riflettono la radiazione infrarossa saranno comunque visibili, mentre altri normalmente visibili all’occhio umano, come il fogliame o la vegetazione irrorata da clorofilla risulteranno molto più chiari, se non bianchi, rispetto alla percezione dell’occhio umano. Il tutto in modalità naturalmente monocromatica.

Qui vediamo i primi fotogrammi di una pellicola Rollei Infrared correttamente caricata, quindi all’ombra. Anche il fotogramma contrassegnato con “0” è correttamente esposto e non ha subito nè velature nè sfiammature. Le sfiammature tra le perforazioni arrivano fino a secondo fotogramma ma non hanno invaso l’area utile dell’immagine. Il motivo delle sfiammature è dovuto alla base in P.E.T. che si comporta come una sorta di fibra ottica che conduce la luce oltre lo spezzone di pellicola che fuorisce dal rocchetto 35mm,  ma limitandosi alle perforazioni, sempre se la pellicola non è opportunamente caricata all’ombra.

In questo caso le sfiammature, pur limitate alle zone delle perforazioni, hanno superato il decimo fotogramma. E’ quello che succede quando la pellicola viene caricata nella fotocamera in pieno sole. Qui c’è anche il rischio che le sfiammature contamino uno o più fotogrammi esposti, ma sempre e solo tra i primi fotogrammi. E’ ovvio che una volta interamente esposta, la pellicola va riavvolta completamente nel rullino, coda compresa.

Una delle caratteristiche più straordinarie della pellicola Rollei Infrared è che, essendo una pellicola iperpancromatica, se utilizzata senza i vari filtri deputati all’infrarosso, si comporta come una comune pellicola bianco e nero pancromatica da 400 ISO. Questo fotogramma è stato scattato senza alcun tipo di filtro.

Qui vediamo il positivo del fotogramma precedente, realizzato senza alcun filtro in una giornata serena di sole, a primavera inoltrata. La vegetazione è scura, il cielo relativamente chiaro, il tipico risultato di una pellicola pancromatica non filtrata neppure con un filtro giallo medio o arancio che avrebbero se non altro scurito il cielo sereno.

Questo fotogramma è stato realizzato pochi minuti dopo, nelle stesse condizioni meteo, utilizzando però un filtro R72, che è il filtro più utilizzato per le riprese su pellicola infrarosso: trattiene quasi tutta la parte dello spettro visibile lasciando passare solo la radiazione infrarossa. Una dei filtri infrarosso più facilmente reperibili è l’Hoya R72: è un filtro di altissima qualità ottica disponibile nei diametri da 46 a 77mm.

Ed ecco il risultato: il cielo, grazie al fatto che le pellicole infrarosse “bucano” il velo atmosferico, risulta completamente nero; la vegetazione, anche se la foto è stata scattata a primavera avanzata, quando le foglie non erano ancora completamente germinate, risulta completamente bianca grazie all’effetto Wood. La Rollei Infrared, indipendentemente da come è stata esposta, se senza filtro IR, o con filtro IR, o alternando fotogrammi senza filtro a fotogrammi con filtro, si sviluppa poi come una qualsiasi pellicola bianco e nero, in un’unica soluzione di sviluppo.

Abbiamo già evidenziato che la Rollei Infrared può essere utilizzata come una tradizionale pellicola pancromatica con sensibilità 400 ISO, mentre utilizzando un filtro come l’R72 risponde come una pellicola infrarossa. Questo in molti casi permette di trasformare un’immagine che in pancromatco risulterebbe piuttosto banale in uno scatto degno di rilievo. Ugualmente, non tutte le situazioni sono idonee a essere scattate in infrarosso. Un altro pregio della Rollei Infrared sta nel fatto che se la situazione da fotografare non ha i connotati necessari per essere fotografata in infrarosso, può comunque essere fotografata in modalità pancromatica senza dover sostituire il rullino o avere con sè un secondo corpo macchina caricato con una pellicola pancromatica. utilizzando invece una fotocamera medio formato a magazzini intercambiabili, è possibile alternare il magazzino caricato con la pellicola Rollei Infrared al magazzino caricato con una qualsiasi pellicola pancromatica.

Ecco lo scatto realizzato senza filtro, a una altitudine superiore ai 2000 metri, con una vegetazione assente, a parte una rada erba e i licheni; l’immagine è indubbiamente molto piatta e poco rappresentativa.

Uno scatto realizzato pochi minuti dopo il primo, con filtro R72: stessa inquadratura ma risultato completamente diverso. L’immagine ha acquisito una grande tridimensionalità, quello che in pancromatico era risultato un paesaggio estivo, qui si è quasi trasformato in un paesaggio invernale. Nonostante la giornata fosse essenzialmente nuvolosa e buona parte del paesaggio non fosse colpito direttamente dalla luce del sole, la radiazione infrarossa, riuscendo in parte ad attraversare le parti nuvolose del cielo è riuscita a restituire un perfetto effetto Wood.

Di nuovo uno scatto realizzato in modalità pancromatica. I volvoli di glicine sono carichi di clorofilla, il cui effetto Wood è invisibile in modalità pancromatica.

In modalità IR tutta la vegetazione si è perfettamente schiarita – nonostante fosse per buona parte all’ombra – grazie all’effetto Wood, dando all’immagine finale un effetto quasi pittorico. La radiazione infrarossa, quindi, è presente anche nelle zone in ombra dell’inquadratura, anche se l’effetto di schiarimento è più smorzato rispetto alle zone colpite direttamente dalla luce diretta del sole.

Uno scatto in modalità pancromatica, quindi senza filtro: la fotocamera era montata su treppiedi così da evitare da un lato di spostare l’inquadratura nello scatto successivo in cui è stato utilizzato il filtro R72, dall’altro di evitare che l’immagine successiva risultasse mossa, a causa del grande assorbimento di luce causato dal filtro IR stesso.

Con il filtro IR il tempo di posa si è allungato di ben 4 stop, trasformando l’acqua in un flusso etereo; gli alberi in primo piano oltre ad apparire più tridimensionali danno all’immagine una sensazione più algida e invernale. La differenza tra i due scatti, a parità di inquadratura, è davvero abissale.

Conclusioni.

La pellicola Rollei Infrared è indubbiamente una delle emulsioni più interessanti oggi presenti sul mercato. Con questa sua doppia veste di pellicola pancromatica e infrarosso, può essere indifferentemente usata sia per riprese tradizionali pancromatiche che, appunto, infrarosso. La disponibilità anche nel medio e nel grande formato ne permette l’utilizzo, oltre che con le fotocamere 35mm, anche con le fotocamere medio e grande formato. Le immagini che si ottengono in modalità infrarosso, anche se tecnicamente si tratta di una pellicola iperpancromatica, danno il medesimo effetto delle autentiche pellicole infrarosso, senza però i problemi legati a quelle specifiche emulsioni. Nel prossimo approfondimento vi spiegherò l’utilizzo sul campo e naturalmente il procedimento di sviluppo della Rollei Infrared.

Gerardo Bonomo

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