Basculaggi e decentramenti.
Basculaggi e decentramenti fanno parte delle procedure più complesse nei generi fotografici; si applicano di norma alla fotografia di architettura e allo still life. nell’immagine qui sopra una MPP ( Metal Precision Production ), una folding inglese degli anni 50′ caricata con dorspo Polaorid e la tutt’ora imbattuta nonchè mitica Polapan 55. Le fotocamere elettive sono i banchi ottici e le folding, fotocamere di norma di grande formato che permettono appunto di effettuare i basculaggi (Tilt ) e i decentramenti (Shift ), ovvero di muovere in modo indipendente tra loro e con varie inclinazioni l’ottica rispetto al piano focale e viceversa. Oggi grazie alla post produzione digitale è possibile decentrare e/o basculare un’immagine anche partendo da un’immagine scattata con una fotocamera “normale” ma ancora oggi i risultati migliori si ottengono con i banchi ottici. Parallelamente, già da diverse decine di anni, diversi brand hanno ingegnerizzato obiettivi decentrabili e o basculabili da utilizzare con le “comuni” reflex, siano esse a pellicole che digitali.
Gli obiettivi decentrabili e basculabili di Nikon del terzo millennio.
Parlando di Nikon, negli ultimi anni il brand giapponese ha prodotto il PC Nikkor 19mm f/4E ED, il PC-E NIKKOR 24mm f/3.5D ED,l’85MM f/2.8 PC-NIkkor, attualmente fuori produzione e il PC-E Micro NIKKOR 45mm f/2.8D ED.
Sono tutti obiettivi che offrono sia il decentramento che il basculaggio, e sono compatibili con tutte le fotocamere Nikon.
Il PC Nikkor 28mm f/3.5
Il PC Nikkor 28mm f/3,5 è un obiettivo decentrabile che Nikon ha ingegnerizzato a partire dal 1975 e ha prodotto fino al 2006. Lo schema ottico è composto da 9 lenti in 8 gruppi, il diaframma è selezionabile da f/3.5 fino a f/22. La minima distanza di messa a fuoco è a soli 30cm. Può essere decentrato meccanicamente fino a 11mm, ma fino a soli 8mm millimetri verso sinistra o verso destra. Lo spostamento del gruppo ottico, pur di soli così pochi millimetri, permette di fatto un ricomposizione dell’immagine come se il fotografo si fosse spostato da destra o sinistra, o dall’alto verso il basso, addirittura di metri; questo permette di fatto di mantenere il gruppo ottico perfettamente parallelo al piano focale con un perfetto controllo della prospettiva, evitando il fenomeno delle linee cadenti. Progettato per il formato 24x36mm, può essere impiegato oltre che sulle fotocamere a pellicola, anche sulle reflex digitali sia in formato APS-C che in formato full frame.
il Nikkor PC 35mm.
Oltre alPC 28mm – sinistra – , Nikon Produsse anche un modello di focale 35mm,, con massima apertura f/2.8, ma con un angolo di campo ben inferiore al 28mm, meno adatto quindi alle riprese di architettura. Lo schema ottico è di 8 elementi in 8 gruppi.
Il controllo del diaframma.
Il PC Nikkor 28mm ha una sorta di doppia ghiera dei diaframmi. Quella più esterna, a destra nell’immagine, è quella deputata a preselezionare il diaframma di lavoro. Quella a sinistra, la più interna, serve una volta ruotata, a chiudere il diaframma PRIMA dello scatto. Questo è necessario per poter controllare sia la messa a fuoco che il decentramento in modalità T.A. ( Tutta Apertura ). Una volta impostato il diaframma di lavoro con la ghiera esterna, e impostata sia la messa a fuoco che il decentramento, si ruota la ghiera interna che si fermerà esattamente sul diaframma di lavoro impostato, chiudendolo. L’immagine nel mirino risulterà più scura ma al contempo sarà possibile valutare sia la profondità di campo che l’eventuale presenza di vignettatura residua ai bordi dell’immagine, che si estingue completamente o chiudendo maggiormente il diaframma, o decentrando in misura minore.
L’esposizione.
Non è possibile utilizzare l’esposimetro incorporato nella fotocamera per effettuare l’esposizione, se non a tutta apertura, ricalcolando poi i tempi man mano che si chiude il diaframma.Questo a causa del fatto che quando i decentramenti diventano estremi, l’immagine tende a scurirsi, specie ai bordi, invalidando i dati forniti dall’esposimetro interno. Si suggerisce l’impiego di un esposimetro esterno, qui il Sekonic L-308X Flashmate, in grado di lavorare sia in luce incidente che il luce riflessa.
I decentramenti.
Qui vediamo il PC Nikkor 28mm montato su una Nikon FM3A, a destra in posizione di riposo, al centro al massimo decentramento verso il basso, a sinistra al massimo decentramento verso l’alto.Il PC Nikkor può decentrare sia con la fotocamera poizionata orizzontalmente sul treppiedi che verticalmente. Oltre ai principali decentramenti sugli assi Nord, Est, Sud e Ovest, il PC 28mm può decentrare anche su angoli intermedi, ovvero con spostamenti intorno all’asse ottico autobloccanti di 30° per volta. Una volta scelto l’angolo, si passerà alla scelta vera e propria del decentramento, ovvero di quanti millimetro spostare parallelamente al piano focale il gruppo ottico,
Gli accessori indispensabili.
Per delle corrette riprese decentrate oltre a un metodo – che significa ogni qual volta sia possibile l’uso del treppiedi – , sono necessari accessori indispensabili: innanzitutto la livella a bolla, per mettere appunto perfettamente in bolla la fotocamera; in seconda battuta una testa fotografica a tre movimenti, o meglio ancora micrometrica, come la Testa Manfrotto XPRO a tre movimenti con controllo micrometrico. E naturalmente il treppiedi, di buona fattura come questo Manfrotto 055.
Gi effetti dei decentramenti.
A sinistra, la fotocamera ha il piano focale, dove è posizionata la pellicola o il sensore, perfettamente parallelo al soggetto, in questo caso il palazzo. Non sono presenti linee cadenti ma la parte superiore del palazzo è irreversibilmente tagliata dall’immagine: Al centro, la fotocamera è stata puntata verso il soggetto inclinandola verso il basso: ora tutto il palazzo è inquadrato ma sono evidenti le fughe delle linee prospettiche. A destra: la fotocamera è parallela al soggetto ma l’obiettivo è stato decentrato, nell’immagine ottenuta è visibile l’intero palazzo e non sono presenti linee cadenti. Questo a destra è l’immagine che si ottiene con il PC Nikkor, che può comunque essere adoperato anche come un normale grandangolare per qualsiasi situazione e, quando non decentrato, consente di ottenere le stesse immagini visibili a sinistra e al centro.
Decentramento orizzontale
A sinistra la fotocamera posizionata in orizzontale perfettamente in bolla su treppiedi con il decentramento a zero. A destra dalla stessa prospettiva ma con un decentramento estremo verso destra: l’inquadratura ha visualizzato uno skyline completamente diverso, che sarebbe stato possibile realizzare, con un qualunque obiettivo, solo spostando, e di diversi metri, la fotocamera a destra. Il decentramento è quindi anche utile per inquadrare soggetti che per diversi motivi non possono essere inquadrati direttamente. Un ulteriore scatto con un decentramento estremo a sinistra avrebbe permesso di ottenere tre immagini che sarebbe poi stato possibile sovrapporre tra loro a ottenere una perfetta fotografia panoramica.
Panorama
Ecco cosa si ottiene unendo semplicemente due immagini decentrate: l’angolo di campo è più che doppio rispetto a un tradizionale 28mm. Il fatto che la macchina non è stata ruotata tra uno scatto e l’altro, per cogliere le differenti prospettive, ha mantenuto l’orizzonte e lo skyline perfettamente diritti.
Il decentramento verticale
A sinistra, fotocamera montata in verticale su treppiedi, perfettamente in bolla: l’inquadratura non permette di visualizzare la parte inferiore dell’immagine, con le basi delle case, mentre inquadra, in questo caso, un’inutile porzione di cielo. Al centro la fotocamera è stata ruotata sul suo asse per escludere una parte di cielo e inquadrare la base dei palazzi: le linee prospettiche sono storte. A destra, l’obiettivo è stato decentrato e le linee prospettiche sono finalmente parallele.
Le differenze.
Aiutandoci con delle linee disegnate in post produzione si nota ancora più chiaramente il perfetto pianparallelismo dell’immagine di sinistra, scattata con l’obiettivo decentrato, a sinistra, rispetto all’immagine di destra, dove macchina e obiettivo sono stati invece inclinati.
Smartphone e App
Nel mondo della fotografia decentrabile e basculabile sia le fotocamere digitali che addirittura gli smartphone e alcune App dedicate fanno miracoli rispetto al tradizionale percorso argentico. Qui vediamo uno scatto realizzato con uno smartphone e successivamente elaborata utilizzando l’App Snapseed. ( Google Play / IOs )
Piuttosto stupefacente..
Il risultato che si può ottenere con il sistema digitale e un’adeguata postproduzione. Ma da un lato le ottiche decentrabili e/o basculabili migliorano comunque anche la base dell’immagine digitale, mentre sul fronte dell’immagine argentica autentica, quella di utilizzare questo genere di ottiche è ancora l’unica strada percorribile.
Ecco il risultato argentico
Mentre un amico mi controllava la livella a bolla – in certe situazioni non è possibile o è vietato l’uso del treppiedi, io ho inquadrato l’immagine e poi decentrato e scattato. Nikon FM3A con PC Nikkor 28mm f/3,5 diaframmato a f/16, 1/125 di sec., messa a fuoco all’infinito, pellicola Rollei Superpan 200 sviluppata in Bellini Hydrofen 1+31 per 13 minuti a 20°C con prebagno in acqua del rubinetto per un minuto.
Conclusioni
Sono conscio, oltre al fatto che con l’offerta e i vantaggi del digitale proposti in questo terzo millennio, pensare di scattare in argentico anche in un mondo che è ormai di diritto e di fatto di proprietà tecnologica digitale può sembrare un azzardo. Come più in generale può sembrare un azzardo scattare su pellicola, e per di più in bianco e nero. ma io sono per la resilienza, insisto, resisto, non desisto e anche con questo lavoro ho dimostrato che ancora oggi anche in situazioni tecnicamente estreme come la fotografia di architettura decentrata, è ancora possibile, eccome, scattare su pellicola.
Bianco e nero, naturalmente…
Forza e onore!
A presto!
Gerardo Bonomo