Werra,la Volkskamera,
Werra è un fotocamera che è stata prodotta a Eisfeld, nell’allora Germania dell’Est dal 1954 al 1968, in differenti modelli, per una produzione totale di ben 560.000 esemplari. Ho deciso di pubblicare oggi questo mio lavoro perchè domani, 9 novembre 2019, è l’anniversario dei trent’anni dalla caduta del Muro. Unica nel suo genere, la Werra ha un particolare design che cela tutti i comandi, tranne il pulsante di scatto. Custodisce al suo interno soluzioni a dir poco geniali ed è armata con un obiettivo Tessar 50mm f/2.8, il che le permette di scattare immagini di una qualità e di una brillantezza inedite.
WERRA: la fotocamera della Germania dell’Est che oltrepassò il Muro.
Nella storia della fotografia e degli apparecchi fotografici nel corso di questi primi 200 anni ( circa ) si sono susseguite scoperte e invenzioni, distillate in apparecchi spesso anonimi e simili tra loro, e in apparecchi decisamente unici, vuoi per le funzionalità, vuoi per l’estetica. Werra è indubbiamente un apparecchio fuori dal coro, unico, e soprattutto, anche se la produzione è cessata nel 1968, ancora reperibile sul mercato dell’usato, da un lato per il fatto che ne sono stati prodotti quasi 600.000 esemolari, dall’altro perchè il suo progetto e la robustezza inista nella fotocamera ha fatto sì che moltissimi apparecchi ancora oggi siano ancora perfettamente funzionanti. Una compatta, pesante e massiccia, che grazie all’utilizzo di un obiettivo Zeiss Tessar 50mm f/2.8 consente di scattare immagini di qualità impeccabile.
Per me è stato fascino a prima vista, vuoi per la storia che la circonda, vuoi per le scelte tecnice e meccaniche rivoluzionarie e alternative, vuoi perchè non ha eguali tra tutte le fotocamere mai prodotte e vedremo questi aspetti nei prossimi paragrafi.
Werra, alle origini del nome
Werra è un fiume che scorre nella Turingia a lambisce la citta di Eisfeld, situata a poco più di 100 chilometri da Jena, sede storia di Zeiss. Il nome della fotocamera prende quindi il nome dal fiume che lambisce la fabbrica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale questa parte della Germania faceva parte della Germania Federale.La storia della Werra e della scissione degli stabilimenti Zeiss dopo la seconda guerra mondiale (parte rimasero all’Est, parte all’Ovest) Si narra che i tecnici della Zeiss “trapiantati” in Russia per dare avvio all’industria fotografica sovietica (da cui per esempio la Kiev e la Moskva), furono poi rimpatriati, e lì misero a punto l’essenziale Werra. A partire dal 1955 e fino al 1968 ne furono realizzati , come già accennato, più di mezzo milione di esemplari, in varie versioni e modelli, anche con esposimetro, fra i quali anche uno con ottiche intercambiabili.Fu prodotta in 40 differenti versioni. La macchina venne quindi progettata a Jena, quindi in Zeiss e prodotta negli stabilimenti di Eisfeld, ma, a cominciare dall’ottica, un Tessar 50mm f/2.8, si può certo considerare la Werra come una Zeiss a tutti gli effetti. Definita Volkskamera, il primo modello di Werra fu messo in commercio a 100 DM.
I principali modelli
Tenendo presente che tra tutte le varianti furono prodotti ben 40 differenti modelli, benchè i principali modelli siano stati cinque, qui di seguito l’elenco dei modelli principali e relative quantità prodotte
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La Werra della nostra prova
Abbiamo provato uno dei primi modelli, la Werra 1c, prodotta tra il 1961 e l 1964
Guardando le immagini qui sopra, a partire da sinistra vediamo la Werra in posizione di riposo, a destra in alto con il tappo di protezione estratto, in basso a destra, con il paraluce staccato, e a questo punto si rendono visibili tutti i meccanismi di regolazione, e in basso a sinistra la Werra con il paraluce montato. Quindi il paraluce può essere usato come tale, e funziona in modo a dir poco egregio oppure, avvitato alla base dell’obiettivo funge fa sistema di protezione di tutto i meccanismi, dalla messa a fuoco alla ghiera dei diaframma, fino alla ghiera dei tempi. Se teniamo presente che era disponibile anche una bosta pronto, la Werra, con o senza borsa pronto aveva da un lato tutti i sofisticati meccanismi di regolazione al sicuro sia da urti che anche da agenti atmosferici, ma permetteva al contempo, una volta opportunamente regolata su una distanza iperfocale, con un certo diaframma e un certo tempo di posa, di essere utilizzata anche da chi non aveva alcuna conoscenza di tecnica fotografica – le regolazioni di base, naturalmente andavano regolate da un utente esperto – e la persona completamente digiuna di tecnica doveva semplicemente premere il pulsante di scatto e successivamente far avanzare la pellicola e armare l’otturatore. Ma come?
La genialata
La cosa che distingue Werra da tutte le altre fotocamere sta nel sistema di caricamento otturatore / avanzamento pellicola: è sufficiente ruotare di 90 gradi l’anello posto alla base dell’otturatore perchè la pellicola avanzi di un fotogramma e l’otturatore si carichi. Quando la macchina è quindi “camuffata” per i non addetti ai lavori, a loro basta semplicemente ruotare l’anello e premere il pulsante di scatto e, il gioco è fatto. Mi immagino padri di famiglia che pestano la loro preziosissima Werra, magari a un figlio in procinto di una gita scolastica in giornata, che prepara la macchina focheggiando in iperfocale, impostando un determinato diaframma e tempo di scatto, per poi rendere i meccansimi intoccabili avvitando al contrario il paraluce a cono e spiegando al figlio, appunto, che gli è sufficiente premere il pulsante di scatto e ruotare la ghiera posta alla base dell’obiettivo per il riarmo, consentendogli così di portare a casa – Giove Pluvio permettendo – un rullo esposto in modo decente. Ma mi diverto a viaggiare con la fantasia e a pensare a quante persone entravano – e entrano tuttora nei negozi specializzati di fotografia per farsi caricare il rullo, e scaricarlo una volta terminato e mi immagino l’addetto alle vendite di allora in immacolato camice bianco, che domandava al cliente dove avrebbe scattato il rullo, impostandogli tutto i valori di ripresa e rendendoli inviolabili usando il paraluce/protettore montato alla base della fotocamera.
Il divertimento e la comodità di armare in questo modo così singolare non è certo finito, io stesso mi sono divertito a riarmare la Werra in questo modo, senza dover agire sulla classica leva di scatto che porta via più tempo e a volte necessita di scostare la fotocamera dal volto. Con la Werra si possono fare quasi immagini in sequenza, sfiorando forse i due fotogrammi al secondo, vista la facilità e velocità di caricamento.
La Werra da vicino
La Werra monta un obiettivo Tessar Jena ( il marchio Zeiss venne omesso per ragioni… diplomatiche ) il celeberimo quattro lenti in tre gruppi. La minima distanza di fuoco è a 90cm, e l’escursione della messa a fuoco molto ampia, soprattutto sulle distanze ravvicinate, appunto per una focheggiatura perfetta in ogni condizione. La mancanza nei primi modelli di un telelentro la rende a tutti gli efetti una macchina con sistema di messa a fuoco a stima. Se non si è pratichi di distanze, soprattutto relativamente ravvicinate, un metro avvoglibile è quello che ci svuone per focheggiare correttamente soprattutto con i diaframmi aperti.Lavorando in iperfocale mettendo a fuoco a 6 metri a diaframma f/8, si ottiene una accettabile messa a fuoco – complice la profondità di campo, che va da 3 metri all’inifinito, ottima per ma maggior parte delle situazioni, a cominciare dal ritratto a figura intera fino all’inifinito. I tempi di scatto vanno dalla posa B, attivabile con tradizionale scatto a filo avvitato al pulsante di scatto fino alla bellezza di 1/750 di secondo! Neppure fotocamere con otturatore blasonato a ottica centrale come Rolleiflex o Hasselbald raggiungono una tale velocita. WE non dimentichiamo che mentre con qualsiasi fotocamera a telemetro la velocità massima di traslazione delle tendine corrisponde al syncro flash – i tempi successivi vedono le tendine correre alla stessa velocità ma avvicinandosi tra loro sempre di più, creando una fessura che diminuisce la quantità di luce che arriva sulla pellicola, ma non andando alla reale velocità indicata, le fotocamere con otturatore centrale hanno una serie di lamelle che si aprono a raggiera che si aprono e si chiudono realmente alla velocità indicata. Dotata di attacco sblocco flash a cavo universale, la Werra può sincronizzare il flash su tutti i tempi di scatto, fino a 1/750.
L’attacco filtri
E’ possibilemontare filtri filettati con un diametro non facile da reperire, 30,5mm; ai tempi erano disponibili sia acquistati separatamente che in kit. Ma nessuno ci vieta di appoggiare semplicemente un filtro di diametro maggiore davanti all’obiettivo e utilizzarlo. Ricordo per la centesima volta che i filtri, soprattutto il giallo medio, l’arancio, il rosso e in alcune situazioni il polarizzatori sono indispensabili nella fotografia bianco e nero.
I comandi sul fondello della fotocamera:
- contafotogrammi: è possibile azzerarlo a mano ed è consigliabile portarlo dul fotogramma “0” dopo che la pellicola è stata caricata, vi spiego tra breve un sistema di caricamento che garantisce 39 scatti su un rullo da 36 pose
- pulsante per lo sblocco della pellicola e il riavvolgimento
- attacco filettato per treppiedi
- ghiera per bloccare/sbloccare il fondello. Ogni volta che caricate la pellicola e chudete il fondello assicuratevi di ruotare la ghiera di 180 gradi per chiudere perfettamente la fotocamera
- leva per la regolazione del syncro flash: X, flash elettronici di ultima generazione, M, flash d’epoca a bulbo, V: autoscatto.
- ghiera con manovella a scomparsa per il riavvolgimento della pellicola: va tenuta d’occhio mentre si carica la pellicola, dopo aver chiuso il fondello per verificare, se gira, che la pellicola è stata correttamente inserita e si è agganciata.
L’interno della fotocamera:
1 alloggiamento per la pellicola vergine
2: vano di carica della pellicola, basta inserire la coda della pellicola ben in profondità nella fessura del rocchetto avvolgitore per essere certi che la pellicola ha ingaggiato perfettamente.
3 dentellatura ferma pellicola: questa due serie di dentellature assicurano una pwrfetta planearità alla pellicola, nonostante sia presente il pressapellicole. Per un uso ottimale la Werra va tenuta scarica e armata un istante prima dello scatto, in modo che la dentelatura blocchi e rende perfettamente paralellelo il fotogramma.
Il caricamento della pellicola
E’ facilitato e a prova d’errore, si inserisce innanzitutto la coda ella pellicola nella fessura del rocchetto posto a destra, poi si ribalta la pellicola e si inserisce il rocchetto a destra. Se prima di compiere questa operazione avete armato l’otturatore, una volta richiusa la macchina fate un singolo scatto a vuoto, quello successivo sarà già impfressionato sul primo spezzone di pellicola vergine, e potrete così arrivare a scattare fino a 39 fotogrammi. Notate che la Werra NON ha alcun tipo di guarnizioni come invece la maggior parte delle fotocamere; manutenzione nei decenni: ZERO !
Surreali raffinatezze
L’oculare del mirino della Werra può essere ruotato per adeguarsi ad eventuali vizi di rifrazione dell’utente, all’epoca un privilegio disponibile su pochissime fotocamere!
Il Tessar della Werra: la sua anima
Werra, come abbiamo già detto, ha adottato il pluricelebrato Zeiss Tessar 50mm f/2.8, 4 lenti in tre gruppi, il diaframma conta ben 8 lamelle, preziose sia per l’effetto bokhet che per una maggiore nitidezza sui punti di fuoco. Il diametro dei filtri, come già accennato, è 30,5mm. Il simbolo serigrafato alla base dell’obiettivo, indicato dal n.1 differenziava le Werra che sarebbero state avviate sul mercato interno da quelle per l’esportazione; il simbolo è riportato anche all’interno della fotocamera. Stava a significare che la macchina era “probabilmente” meglio costruita e/o meglio controllata nelle varie fasi di assemblaggio, così da poter essere adatta all’esportazione.
CONCLUSIONI
Il nostro tour sulla Nikon FE termina qui: Nikon FE rimane ancora oggi, per noi argentici, una fotocamera straordinaria ( a proposito, qui trovate la prima parte )
Quale sarà la prossima fotocamera di cui vi parlerò?
C’è un solo modo per scoprirlo: follow me!
A presto e buona luce
Gerardo Bonomo
Una brochure d’epoca
Si noti la raffinatezza della cinghia a tracolla con attaccata anche la cinghia armapolso.
Un’altra brochure dell’epoca e in basso a destra una pubblicità, sempre dell’epoca.
Titolo originale della pubblicità: DDR-Werbung-Reklame-Carl-Zeiss-Jena-Foto-Kleinbild-Kamera-Werra-3-Prospekte-1959
La catena di montaggio della Werra.
Fin dall’inizio è stato dato grande valore alla costruzione robusta: qualsiasi soluzione con meccanismo a molla e soffietto in pelle tra obiettivo e custodia era fuori discussione. Particolare attenzione è stata anche dedicata alla fasi di montaggio. Nel suo saggio “Die Bildleistung der Werra” Rolf Miller ha descritto in dettaglio quali approfondite indagini sul Filmplanlage ( planearità del film ) sono state fatte prima che il progetto finale prendesse finalmente forma. Inizialmente, i principali designer Werner Broche e Kurt Wagner delegati da Zeiss hanno esagerato un po ‘. I primi modelli della Werra non potevano ancora sfruttare questa precisione.
I colori della Werra, alla fine vince il nero.
La Werra era originariamente dotato di un rivestimento in vulcanite (Vulkanitbelag )verde. Questa tecnologia è stata utilizzata da Zeiss per decenni nella finitura dei binocoli ed era quindi molto conosciuta. E’ verde perché la Werra come esempio di manufatto prodotto in Turingia dovrebbe essere verde come la Foresta della Turingia. Ecco com’era allora. Questione di gusti. Sfortunatamente, le varianti di colore non furono mai realizzate, tranne il verse, sebbene sarebbero state sicuramente attraenti. Invece, nel corso degli anni ’50, la vulcanizzazione fu cambiata in nero e non venne mai più colorata con altri colori.
Qualche immagine scattata con Werra, Nel prossimo videotutorial racconterò che pellicola ho usato, quale sviluppo e quale procedimento di sviluppo. Il risultato comunque è notevolmente sharp!!!
Conclusioni
Werra mi ha ampiamente convinto e ho trovato inusuale e affascinante tanto il sistema di caricamento che il fatto che ho potuto ottenere ben 39 fotogrami da un comune negativo da 36 pose. Non ho sentito la mancanza dell’esposimetro ( uso sempre un esposimetro esterno in luce incidente, per la precisione un Sekomic L-308 X, ma ho sentito gravemente la mancanza di un sistema di messa a fuoco, a cui ho ovviato portandomi appresso un metro estensibile.
Nel prossimo videotutorial, come vi ho anticipato, vi parlerò della pellicola, dello sviluppo e del sistema di sviluppo che ho impiegato per sviluppare il negativo della Werra e, come di consueto, pubblicherò ingrandimenti elevatissimi per poter meglio valutare tanto la nitidezza che il comportamento della pellicola che ho utilizzato.
Alla prossima.
«Ich bin ein Berliner» 26 giugno 1963, Berlino Ovest, John F. Kennedy