FOTOGRAFARE IN BIANCO E NERO E NON SOLO: I CORSI DI FOTOGRAFIA DI GERARDO BONOMO
In questo videotutoria vi spiego come realizzo i miei workshop, corsi collettivi e individuali. I corsi trattano innanzitutto la fotografia in bianco e nero analogica ma sono al contempo una base tecnica ottima anche per migliorare o iniziare a scattare in digitale. Vi illustrerò le prinicipali funzioni da conoscere della vostra macchina fotografica, vi suggerirò i prinicipali accessori, vi racconterò della vasta gamma di pellicole in commercio, vi parlero dei vari sistemi di sviluppo della pellicola e infine della stampa analogica a mano con l’ingranditore. Buona visione e buona lettura a tutti!
Perchè fotografare in bianco e nero su pellicola nel terzo millennio?
Le fotocamere digitali, e perchè no, gli smartphone, sono stati un enorme progresso nella storia della fotografia. Poter rivedere istantaneamente l’immagine scattata, e nel caso rifarla, poter postprodurre l’immagine con sofisticati programmi di fotoritocco permette di avere da subito ottime immagini ( questo non signfica che sono anche ottime fotografie … )
La fotografia su pellicola, soprattutto in bianco e nero, costringe a ragionare – che è già un vantaggio – in modo completamente diverso: non è possibile rivedere immediatamente lo scatto acquisito, non si dispone del colore e a seguire la pellicola va sviluppata e stampata. Il processo è lungo, non poi così complesso, ma non ammette alcuni errori tollerati in digitale, sia in ripresa che soprattutto durante lo sviluppo della pellicola. Per la stampa le cose sono diverse: se uno stampa non ci convince basta rifarla. Ma tutto questo lungo processo ci mette nelle condizioni di osservare la realtà e il soggetto con un occhio completamente diverso, di studiare meglio la luce ambiente al momento dello scatto, di inquadrare con molta più attenzione, di diventare, in una parola, consapevoli dei propri scatti, senza abbandonarsi a scatti improvvisati da sistemare poi in postproduzione. Questo “allenamento” mentale porta i suoi frutti anche quando scatteremo in digitale perchè ci rimetterà nelle condizioni di ragionare PRIMA e DURANTE lo scatto e non dopo, appunto con la postproduzione e con la miriade di scatti che ci consente di memorizzare una scheda di memoria. Quello che si impara scattando in bianco e nero, quindi la consapevolezza, diventa poi la base anche per lo scatto digitale.
Le fotocamere che useremo
Se già disponete di una vostro corredo fotografico a pellicola useremo il vostro così che vi possiate impratichire direttamente sulla vostra attrezzatura. Se al contrario non avete ancora un corredo userete il mio, o se, avete un corredo 24x36mm e volete provare a cimentarvi con il medio formato vi metterò io a disposizione una fotocamera medio formato. Alla fine del corso deciderete poi, con prove alla mano, se avvicinarvi al mondo del medio formato, che per molti generi fotografici bianco e nero è indubbiamente di qualità superiore. Ma senza dover acquistare prima la fotocamera. Un gran bel vantaggio.
Le fotocamere a pellicola vengono ancora prodotte?
Tranne casi eccezionali, la produzione è cessata da tempo, ma esistono nel mondo milioni di fotocamere a pellicola ancora funzionanti ed esistono laboratori in grado di riparare la maggior parte delle pellicole nel caso avessero bisogno di essere tarate o sistemate. I prezzi, poi, rispetto a quanto costavano queste fotocamere negli anni 70′, 80′ sono enormemente diminuite – ad eccezione di alcuni marchi – quindi posiamo dire che una fotocamera a pellicola è oggi alla portata di tutti e ha costi inferiori rispetto a una fotocamera digitale.
E’ possibile reperirle sui tanti canali e-.commerce in Rete così come, parlando del’Italia, in decine di negozi specializzati, dove è possibile farsi aiutare nella scelta e avere una garanzia reale che copre per un certo periodo l’acquisto. Nel mondo del e-commerce si compra “a scatola chiusa” e non sempre è facile beneficiare di una qualche garanzia, senza contare i costi di trasporto e se acquistate all’estero, di sdoganamento.
Le pellicole fotografiche vengono ancora prodotte?
Non solo abbiamo a disposizione decine di differenti emulsioni in tutti i formati ma diverse aziende sono di recente uscite con nuove emulsioni. Il caso più eclatante è Ferrania, con la rinata P30, di cui ho già parlato diffusamente QUI.
Il bianco e nero quindi non solo sta tranquillamente convivendo con il digitale, ma ancora si lavora e si ricerca per trovare materiali sempre più innovativi
Durante i miei corsi vi spiegherò le differenze tra le varie pellicole e le loro applicazioni ottimali
Gli accessori fondamentali
Il primo “accessorio” di fondamentale importanza nella fotografia in bianco e nero è il filtro, o meglio, la serie di filtri, a cominciare dal giallo medio per passare all’arancio e al rosso per ottenere, in giornate serene cieli molto più saturi e in parte per bucare il velo atmosferico. Durante i miei corsi insegno sul campo l’uso dei filtri e vengono scattate sequenze di immagini senza e con i vari filtri per valutare poi l’effetto finale sul negativo. Si passa poi al treppiedi che è credenza serva solo per scattare in condizioni di scarsa luce mentre in pratica aiuta enormemente in una composizione consapevole dell’immagine; una volta su treppiedi, è poi possibile fare i cosiddetti bracketing, ovvero variare l’esposizione senza variare l’inquadratura. Usando pellicole a bassa sensibilità, magari con un filtro, il treppiedi diventa comunque utile anche di giorno quando i tempi di scatto cominciano a scendere sotto il 1/60 di secondo; qui si aggiunge come accessorio lo scatto a filo per evitare il micromosso dovuta alla pressione del dito sul pulsante di scatto. La livella a bolla permette appunto di mettere la fotocamera perfettamente in bolla quando si lavora su treppiedi, ed è un altro accessorio che raccomando caldamente. Si passa poi, volendo, all’esposimetro esterno, di cui spiego il funzionamento: potendo lavorare anche in luce incidente, oltre che in luce riflessa come quello della fotocamera, in questo modo è possibile misurare la quantità di luce che arriva sul soggetto e non quella riflessa dal soggetto, che se è molto chiaro – neve, muri bianchi, o molto scuro, “carbone”, persona vestita di scuro, altera la misurazione portando inevitabilmente a sovra o sottoesposizioni. Terminiamo con il paraluce, fondamentale perchè la lente frontale non venga colpita direttamente dai raggi del sole, o di un’illuminazione artificiale, ammorbidendo irreversibilmente il risultato finale. Tutti gli accessori descritti vengono spiegati e provati direttamente dall’allievo sul campo
Lo sviluppo della pellicola nella tank tradizionale
Terminata la fase di ripresa si passa alla fase di sviluppo della pellicola, che può avvenire o in una tank tradizionale come quella indicata nell’immagine o in una tank daylight come spiegherò nel capitolo successivo.
Qui viene insegnato all’allievo come caricare nel buio più assoluto la pellicola nella tank per poi procedere alle varie fasi di sviluppo, questa volta alla luce. All’inizio non è semplicissimo ma sacrificando una pellicola e provando a caricare più volte la spirale, semplicemente tenendo gli occhi chiusi, dopo un paio di volte padroneggerete anche questo aspetto.
Lo sviluppo della pellicola nella tank day light: la LAB-BOX
Ho già parlato diffusamente nel mio sito di questo sistema alternativo, QUI , potete trovare uno degli articoli più esaustivi con relativo videotutorial.
La LAB-BOX è una tank che è stata concepita dall’italianissima Ars Imago; prende spunto da una sviluppatrice daylight degli anni 60′ di Agfa, la Rondinax, ma è stata resa più versatile in quanto in grado di sviluppare sia pellicole 135 che 120. Qui il caricamento della pellicola nella spirale avviene in piena luce, non c’ bisogno nè di una camera oscura nè di altri artifizi come la changing bag. Inoltre visto che la parte iniziale del caricamento avviene alla luce del sole, è il prodotto consigliato innanzitutto per chi preferisce non impratichirsi da subito con la tank tradizionale al buio più assoluto. Anche in questo caso guiderò l’allievo nel caricamento della pellicola nella LAB-BOX e gli spiegherò il funzionamento sia per lo sviluppo tradizionale che per il monobagno. In un caso o in un altro l’obiettivo di questa parte del corso è fare in modo che l’allievo possa tranquillamente sviluppare da sè le proprie pellicole, e poter così, dopo aver imparato le differenze tra i vari sviluppi, effettuare sviluppi mirati, senza contare la soddisfazione personale di occuparsi direttamente anche di questa delicata fase dell’utilizzo della pellicola in bianco e nero. Io naturalmente dispongo di entrambi i sistemi che metto a disposizione dell’allievo. Sarà poi l’allievo a decidere se propendere per una tank tradizionale o per la LAB-BOX.
Un primo approccio facile e veloce con lo sviluppo delle pellicole: il Monobagno
Prima di addentrarci nell’alchimia dello sviluppo voglio presentarvi una soluzione semplice quanto efficiente, di nuovo parte integrante dei miei corsi: si tratta del Monobagno. E’ una chimica che racchiude in un unico componente sia lo sviluppo che il fissggio e permette in pochi minuti di ottenere un negativo perfettamente sviluppato e fissato. Ideale per la LAB-BOX, il Monobagno può essere utilizzato anche con la tank tradizionale. Ne esistono due versioni, una è il dX-ONE della Linea AG+. made in Italy, è distribuito in esclusiva in Italia da Punto Foto Group: permette di sviluppare e fissare in soli 6 minuti qualunque tipo di pellicola. L’altro è il Monobath, sempre Made in Italy, un bicomponente di Ars Imago che permette in soli 8 minuti di ottenere una pellicola perfettamente sviluppata e fissata. la qualità finale dei due processi si sovrappone. Il vantaggio non è dato solo dai tempi rapidissimi ma anche dal fatto che non bisogna impelagarsi in rapporti particolari di diluizioni: è pronto all’uso e durante i miei corsi, se un allievo vuole provarlo, è a sua disposizione
Il processo di sviluppo classico: lo sviluppo
Compatibile sia con le tank tradizionali che con la LAB-BOX, il processo di sviluppo classico prevede un prebagno, uno sviluppo, un arresto, un fissaggio, un lavaggio, un passaggio in imbibente e un’asciugatura, preferibilmente a temperatura ambiente. Anche per la chimica ne esistono in commercio decine di formulazione, nuovamente molte Made in Italy. Mentre i bagni di arresto e di fissaggio sostanzialmente si equivalgono, ovvero, non vanno a migliorare il risultato finale, la chimica di sviluppo, a seconda della formulazione e della diluizione può portare a negativi più morbidi o più contrastati, a grana più contenuta o evidente. Qui entriamo nei desiderata personali. La maggior parte delle varie chimica di sviluppo è a disposizione dell’allievo, che potrà in questo modo sperimentarne dverse tipologie, mentre l’arresto e il fissaggio, di solito, come ho detto, si equivalgono.
Da sinistra cominciamo con l’Hydrofen, uno sviluppo dalle caratteristiche straordinarie che può essere diluito fino a 1+32, quindi anche molto economico, per passare al ARS-IMAGO #9 di nuovo uno sviluppo Made In Italy, formulato da Agfa nel 1892 e sostanzialmente identico ancora oggi nella due nuove release: uno sviluppo per tutti e per tutto, in grado di essere diluito fino a 1+50. Passiamo poi a un celeberrimo sviluppo, il Kodak D76, che a differenza degli sviluppi fin qui citati che vengono venduti già diluiti, è il polvere, ed è quindi in grado di essere conservato indefinitivamente fino a che non viene diluito. E terminiamo con un’altra rivisitazione del celeberrimo Rodinal, l’R 1891, sempre della lineAg+ distribuito da Punto Foto Group. La lista non finisce qui, ci sono almeno un’altra ventina di sviluppi disponibili sul mercato.
Il processo di sviluppo classico, arresto, fissaggio, lavaggio, imbibente, asciugatura
Come già spiegato in altri miei videotutorial, il processo di sviluppo classico prevede appunto lo sviluppo della pellicola, a cui far seguire un bagno di arresto. Si passa poi al fissaggio e al lavaggio in acqua corrente, a una temperatura non inferiore ai 20°C ( che è anche la temperatura standard di sviluppo/arresto e fissaggio, fino a un passaggio, possibilmente in acqua depurata con l’aggiunta del WAC, o Wetting Agent, un tensioattivo che fa sì che una volta che la pellicola è appesa ad asciugare, le gocce d’acqua scivolino naturalmente verso il fondo della pellicola, evitando possibili macchie di calcare. Nuovamente, anche il procedimento classico, viene effettuato direttamente dall’allievo stesso, naturalmente sotto la mia supervisione.
La stampa
E veniamo alla terza parte del corso: la stampa. Vengono ancora prodotti alcuni ingranditori ma al contempo è facile trovarne di usati in ottime condizioni. Esistono ingranditori con testa a condensatori e ingranditori con testa a luce diffusa come vedete nell’immagine a sinistra. Questo è un Durst M 670 VC in grado di stampare negativi fino al formato 6×7 cm che incorpora una serie di filtri, dal giallo al magenta, che permettono di passare dalla gradazione ultramorbida OO alla gradazione più contrastata 5 semplicemente ruotando una ghiera senza soluzione di continuità. E’ l’ingranditore che faccio usare più spesso ai miei allievi. Qui si entra nella vera magia: bisogna trovare contemporaneamente un tempo di esposizione e una gradazione di contrasto – tutte le carte dell’ultima generazione reagiscono con contrasti diversi a seconda di quello impostato nell’ingranditore, per arrivare alla stampa perfetta. Imparare a stampare è un’arte che richiede mesi e mesi di “allenamento”, senza contare che mentre la carta viene esposta alcune parti dell’immagine possono essere mascherate, usando i cosiddetti sfumini, o bruciate, se troppo chiare. Per lo sviluppo io non adopero le bacinelle, ma se un allievo lo preferisce posso fargli usare le bacinelle per i tre passaggi finali, sviluppo, arresto e fissaggio. Uso una sviluppatrice della Nova, termostata, che mi garantisce la chimica alla temperatura desiderata, grazie al fatto che le vasche sono verticali, nello spazio di una singola bacinella 30×40 cm io riesco a posizionare la mia sviluppatrice, con grane risparmio di spazio. infine, con determinate pinze proprietarie, la stampa viene passata da un bagno all’altro senza mai toccare la chimica, nè tantomeno dovendo ricorrere alle classiche pinze, che non sempre afferrano il foglio di carta al primo colpo
Conclusioni
Come avrete capito, i miei corsi non hanno un format rigido. A seconda del livello fotografico dell’allievo io sono in grado di adattarmi, partendo da chi non ha mai scattato una pellicola – e mettendogli a disposizione tutto il materiale, dalla ripresa alla stampa – a chi ha già scattato ma vuole imparare a sviluppare, a chi vuole imparare a stampare. La straordinaria quanto “scherzosa” foto qui sopra dà un’idea precisa del sottoscritto, non è mai l’allievo che deve adattarsi alle mie conoscenze, ma sono io che mi adatto alle conoscenze dell’allievo, dandogli competenza e consapevolezza. Io vi prendo le misure, e come un sarto vi confeziono un vestito su misura fatto di tutte le tecniche, le competenze, le “scorciatoie” i trucchi e tutto quello che ho provato e riprovato in quasi cinquant’anni di amore e passione per la fotografia. La parte iniziale di approccio alla fotocamera è possibile realizzarla in esterni, dove l’allievo si trova più comodo; la parte di sviluppo e stampa avviene invece nella mia camera oscura ( ma posso realizzare il corso di sviluppo, sia con la tank che con la LAB-BOX al domicilio dell’allievo, portandomi il necessario ( sono due TIR da 42 tonnellate ciascuno… ). Tutto il materiale d’uso, dalle pellicole alle chimiche fino alla carta da stampa lo metto sempre io a vostra disposizione
Una cosa è certa, io fotografo da quasi cinquant’anni e l’amore e la passione per la fotografia per me sono ancora oggi affascinanti e travolgenti come il giorno in cui, con una Kodak Instamatic, scattai la mia prima immagine ( a colori… quella volta )
Io amo la fotografia e nel 99% dei casi distillo questo amore incondizionato nei miei allievi, senza prescindere naturalmente dalla rigorosa parte tecnica.
I miei corsi si svolgono tanto nei feriali che nei prefestivi e come vi ho già spiegato, nel limiti geografici delle distanze che ci separano, vi posso raggiungere ed effettuare il corso nella vostra città. Si può iniziare anche con corsi delle durata di mezza giornata anche se il format della giornata intera è indubbiamente migliore, sia per permettervi di apprendere con più calma, prendere appunti, e cimentarvi con la parte tecnica senza alcuna fretta
Mi potete contattare per maggiori chiarimenti scrivendomi a gerardobonomo@gmail.com o meglio ancora chiamandomi, senza alcun tipo di impegno, al +39 335 661925
Buona luce a tutti!
Gerardo Bonomo