I filtri Cokin ND Neutral Density nella fotografia su pellicola e digitale
Dopo la prima puntata sui filtri Cokin per la fotografia in bianco e nero, a questo indirizzo trovate il video:
e a questo indirizzo l’articolo:
https://www.gerardobonomo.it/2022/07/…
… eccoci alla seconda puntata in cui tratterò i filtri Neutral Density.
Sono filtri compatibili sia con le pellicole a colori che bianco e nero, oltre che con la fotografia digitale e il video.
I filtri Neutral Density assorbono, a seconda del tipo, una parte della luce allungando di conseguenza i tempi di posa per ottenete vari effetti, dall’uso di un obiettivo a tutta apertura in pieno sole per ottenere l’effetto bokeh, alla trasformazione dell’acqua in un flusso lattiginoso, allo studio del movimento, piuttosto che la scomparsa di persone o auto – se in rapido movimento, nelle proprie fotografie.
Disponibili sia in formato quadrato che circolare che variabile partono dal tipo ND2 che assorbe 1 stop di luce, fino ad arrivare ai filtri fissi o variabili, fino a ND 1024, ovvero in grado di assorbire fino a 10 stop di luminosità.
A breve seguirà un terzo video e un terzo articolo dedicato ai filtri Cokin Neutral Density Grauduati, altrettanto interessanti.
Buona lettura e visione a tutti dal vostro IRIDISCENTE ( e… senescente )
Gerardo Bonomo
Indice
Quando il problema erano le lunghe esposizioni
Salgono gli ISO e si accorciano i tempi di otturazione
Il fascino e l’utilità delle lunghe esposizioni
La prima soluzione: il pinhole o foro stenopeico
I filtri Cokin ad assorbimento fisso
I filtri Cokin circolari ND a densità fissa
I filtri Cokin ND circolari a densità variabile
Lavorare in analogico e lavorare in digitale: l’effetto di non reciprocità
Il montaggio dei filtri ND Cokin quadrati
Il comportamento dei filtri ND con il colore, sia in digitale che in analogico
La pellicola bianco e nero ideale per le lunghe esposizioni
Sul campo: i filtri Cokin ND utilizzati con le fotocamere digitali
Il risultato fotografando l’acqua
Quando il problema erano le lunghe esposizioni
Tra l’800 e il 900 i vari materiali sensibili impiegati per la ripresa avevano una sensibilità così bassa che, senza prendere accorgimenti, il soggetto mosso era garantito.
Nessun problema nella fotografia in esterni, basta pensare alle foto dei fratelli Alinari, ma per i i ritratti in studio spesso il soggetto era posizionato dal fotografo seduto, con un particolare poggiatesta ( head-rest )su cui il soggetto appoggiava la nuca per rimanere completamemte immobile. Se i soggetti erano, capitava spesso, una coppia, la donna veniva fatta sedere mentre l’uomo con una mano si reggeva alla sedia cercando di non muoversi.
I bambini erano quasi infotografabili
Straordinaria l’immagine del sommo Franz Kafka, lo scatto è del 1905, che nell’immagine risulta perfettamente immobile, mentre il cane che sta accarezzando , non essendo immobile, per la lunga esposizione, è risultato completamente mosso.
Il magnesio
Con l’avvento del magnesio, un lampo accecante e di breve durata arriva la possibilità di fotografare con la quasi certezza che i soggetti venivano congelati da questa sorta di padre dei flash attuali.
Salgono gli ISO e si accorciano i tempi di otturazione
Poi la sensibilità delle pellicole ha cominciato ad aumentare finchè non è stato possibile scattare a mano libera. Anche la velocità dei tempi di scatto è aumentato, giusto due esempi, 1/500 su Rolleiflex piuttosto che 1/1000 già sulle Leica a vite. L’epoca della foto posata con rischio di mosso era finita.
Il fascino e l’utilità delle lunghe esposizioni.
Se nell’800 le lunghe esposizioni erano un limite tecnico, nel corso dei decenni successivi sono diventate molte le occasioni in cui le lunghe esposizioni consapevoli potevano avere risvolti estetici interessanti.
Nella fotografia di paesaggio, l’acqua in movimento anzichè “cristallizzarsi” con un tempo di scatto veloce, comincia a fluidificarsi fino a trasformarsi in qualcosa di vaporoso e molto suggestivo
In esterni, persone e automobili in veloce movimento, di giorno, con lunghe esposizioni di diversi secondi possono arrivare a scomparire.
Gli oggetti in movimento scompaiono in base a queste regole:
- Più il tempo di esposizione è lungo più l’oggetto in movimento tende a scomparire
- più l’oggetto in movimento si muove velocemente più tende a scomparire
- Più l’oggetto in movimento è scuro – non scarsamente illuminato ma di colore scuro, più tende a scomparire
Con obiettivi ultraluminosi, sempre usati di giorno, ridurre l’intensità della luce significa poter utilizzare diaframmi molto aperti per sfuocare perfettamente lo sfondo e ottenere il cosiddetto effetto bokeh.
La prima soluzione: il pinhole o foro stenopeico
Il foto stenopeico altro non è appunto che un foro, del diametro di decimi di millimetro – dipende dalla focale desiderata e dal formato del negativo: non ha lenti ma è in grado di restituire immagini con una certa nitidezza e soprattutto con una messa a fuoco che si estende da 1 cm, anche meno, all’infinito. I tempi di posa sono sempre lunghissimi, si ottengono diaframmi cime f/258 o superiori e, come notate dall’immagine scattata in Francia i tempi di posa in pieno sole sono lunghi. Rimarchevole il lavoro di Michael Wesley che ha sistemato la fotocamera con foro stenopeico davanti a un cantiere, in Germania, e usando un foro stenopeico di dimensioni infinitesimali ha ottenuto una posa di 3 anni, avete capito bene TRE ANNI! Si vedono i palazzi in costruzione. Vediamo che esistono in commercio pinhole con diaframma f/216 ma sono disponibili con diaframma ancora più ridotto – cambia la focale e il cerchio di copertura.
Oppure si può ricorrere a fotocamere che già dispongono di pinhole incorporato, come la Diana Multi Pinhole Operator che arriva a f/128.
L’analemma.
L’analemma è una foto che si scatta nell’arco di un anno, usando filtri ND molto scurenti. Scattando alla stessa ora del giorno, per 365 giorni di fila, compare la traiettoria e la declinazione che compie il sole appunto durante un anno. La foto va studiata perchè il paesaggio sottostante non deve sovresporsi
( da Wikipedia: Di jailbird – Montage and image used have been made/taken by myself., CC BY-SA 2.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=209455 )
E’ possibile ottenere un analemma anche scattando una foto al giorno dalla stessa posizione, sempre con il filtro ND e sovrapponendole poi in postproduzione.
Il controllo dell’otturatore
La maggior parte delle fotocamere oggi in commercio arrivano in preselezione fino a tempi di 30 secondi.
Esiste poi, da sempre la posa B: premendo, possibilmente con uno scatto a filo il pulsante di scatto, impostando la posa B l’otturatore rimane aperto finchè non rimane premuto, anche per minuti.
E ancora, anche se oggi più desueta, esiste la posa T: premendo il pulsante di scatto si apre l’otturatore, che rimane aperto finchè non si preme una seconda volta il pulsante di scatto.
I due tipi di filtri ND
I filtri ND sono in grado di assorbire, a seconda dell’intensità del filtro, la luce, ovvero l’immagine del soggetto, senza apportare alcun cambiamento cromatico o quasi.
Il problema è superfluo per chi lavora in bianco e nero, lo può diventare per chi lavora a colori
I filtri ND sono compatibili sia con le pellicole bianco e nero, che con quelle a colori, con le fotocamere digitali, sia in modalità fotografica che video.
I filtri ND si di dividono in due categorie, quelli riflettivi e quelli assorbenti
I primi riflettono la luce, sono sempre realizzati in cristallo ottico ricoperto da uno strato metallico che riflette, a seconda della densità , la luce
Sono i filtri ND utilizzati soprattutto in astrofotografia
Sono costruiti sempre con il vetro, ma la differenza sta nel fatto che questi hanno un lato coperto da un finissimo strato metallico che appunto, riflette gran parte della luce.
Di solito viene utilizzato acciaio inconel che ha la qualità di essere neutro per un larghissimo spettro di lunghezze d’onda.
Lo svantaggio di questi filtri sta nel fatto che il rivestimento tende a ossidarsi nel tempo riducendo cosi la qualità immagine. Questa tipologia di filtri poi trovarla in ambito astronomico, magari per studi rivolti all’analisi del sole attraverso l’uso di telescopi dedicati.
I filtri Cokin, come la maggior parte dei filtri ND, sono assorbenti e non riflettivi
I filtri Cokin ad assorbimento fisso
I filtri ND “ assorbenti” – sono quelli a catalogo Cokin – assorbono appunto la luce, in quantità variabile a seconda di quanto il filtro è scuro e rispondono a rigide regole matematiche come potrete notare dalla tabella allegata.
Un filtro ND 2 assorbe 1 stop
Un filtro ND 4 assorbe 2 stop
un filtro ND 8 assorbe tre stop
Un fiiltro ND 16 assorbe 4 stop e via cosi fino ai filtri più scuri gli ND 1024
Cokin ha a catalogo filtri ad assorbimento fisso, quadrati dal Nd2 fino al ND 1024 ( Nuances assorbe 10 stop )
fino al 1024, in grado di assorbire 10 stop.
Cokin ha a catalogo anche un set di filtri in kit, ND2, ND4 e ND8
I filtri Cokin ND circolari a densità fissa
I filtri Cokin circolari a densità fissa arrivano fino a un assorbimento di 1024
Esistono anche filtri ND a densità variabile, sono formati da due filtri polarizzatori che ruotati tra loro arrivano ad assorbire quasi il 100% della luce, ma possono creare sia aberrazioni ottiche che cromatiche; in poche parole, devono essere di qualità assoluta e il costo lievita.
I filtri a densità neutra variabile sono costituiti da due elementi polarizzatori montati uno sopra l’altro. Ruotando l’anello del filtro si cambia l’angolo tra i due piani di polarizzazione e, così facendo, la densità del filtro risultante. Quando questo angolo è pari a 90°, la luce trasmessa dal filtro raggiunge la sua estinzione: la densità è massima ma rivela un fenomeno ottico caratteristica a forma di “croce maltese”.
Questo fenomeno ottico non è un difetto del filtro.
Questo fenomeno si manifesta tanto più rapidamente in quanto l’angolo di campo è elevata, anche se la densità massima di ND1000 non è stata ancora raggiunta. Pertanto, più breve è la lunghezza focale, prima appare il fenomeno.
La posizione effettiva di MAX, senza effetto “croce”, varierà quindi a seconda dell’obiettivo e della a a seconda della località dello shooting, sia come coordinate che come ora della giornata e mese dell’anno
Cokin ha a catalogo un filtro ND a densità variabile ND32-1000
I filtri Cokin ND a densità variabile
Esistono anche filtri ND a densità variabile, sono formati da due filtri polarizzatori che ruotati tra loro arrivano ad assorbire quasi il 100% della luce, ma possono creare sia aberrazioni ottiche che cromatiche; in poche parole, devono essere di qualità assoluta e il costo lievita.
I filtri a densità neutra variabile sono costituiti da due elementi polarizzatori montati uno sopra l’altro. Ruotando l’anello del filtro si cambia l’angolo tra i due piani di polarizzazione e, così facendo, la densità del filtro risultante. Quando questo angolo è pari a 90°, la luce trasmessa dal filtro raggiunge la sua estinzione: la densità è massima ma rivela un fenomeno ottico caratteristica a forma di “croce maltese”.
Questo fenomeno ottico non è un difetto del filtro.
Questo fenomeno si manifesta tanto più rapidamente in quanto l’angolo di campo è elevata, anche se la densità massima di ND1000 non è stata ancora raggiunta. Pertanto, più breve è la lunghezza focale, prima appare il fenomeno.
La posizione effettiva di MAX, senza effetto “croce”, varierà quindi a seconda dell’obiettivo e della a a seconda della località dello shooting, sia come coordinate che come ora della giornata e mese dell’anno
Cokin ha a catalogo un filtro ND a densità variabile ND32-1000
Sommare i filtri Cokin
Grazie al fatto che nel Holder Cokin possono alloggiar fino a due filtri quadrati e un filtro circolare, è possibile utilizzare anche due filtri contemporaneamente, due ND piuttosto che un ND e un filtro per il bianco e nero. Utilizzando due ND, come il tipo ND8 e il tipo ND 4, si ottiene un assorbimento globale di luce di 5 stop.
L’esposizione
Usando i filtri non è possibile fare affidamento sugli esposimetri integrati sulle fotocamere.
Ho quindi usato un esposimetro esterno, l’intramontabile Sekonic Flashmate L-308X e anzichè misurare in luce riflessa il paesaggio o in luce incidente la luce che illuminava il paesaggio l’ho puntato in luce riflessa su un cartoncino grigio 18%, sempre di Sekonic – è la copia della mitica Kodak Grey Card – per avere una misurazione assoluta della luce che illuminava il paesaggio
Lavorare in digitale e lavorare in analogico: l’effetto di non reciprocità
Se usiamo una fotocamera digitale e impostiamo gli ISO più bassi possibili e chiudiamo al massimo il diaframma e applichiamo uno o più filtri ND possiamo anche di giorno arrivare a superare il secondo di posa, magari, 2, 4 secondi. Non c’è alcun problema, si imposta quel tempo di scatto e poi si controlla il risultato, ma questo è possibile solo usando il digitale.
Se invece lavoriamo su pellicola, dopo il secondo di posa, per tutte le pellicole, interviene l’effetto di non reciprocità, come descritto in tabella, ovvero 1 secondo di posa dichiarato dall’esposimetro esterno e dall’aumento di stop del filtro, per arrivare, per esempio, a 2 secondi di posa, il tempo corretto sarà 3 o 4 secondi, a seconda della pellicola, questo appunto a causa dell’effetto di non reciprocità, per cui l’aumento o la sottrazione di stop fino a 1 secondo è aritmetica, poi diventa logaritmica. Questo significa che se 2 secondi diventano 4 o 5, 30 secondi possono diventare 90 o più. Suggerisco ovviamente un bracketing, aumentando in progressione il tempo di posa.
Il montaggio dei filtri Cokin ND quadrati
Una volta scelto l’Adapter Ring del diametro corrispondente all’attacco filtri dell’obiettivo in uso, si monta l’holder e successivamente da uno a tre filtri; è anche possibile montare particolari filtri circolari come il filtro IR o il polarizzatore
Il comportamento dei filtri ND con il colore, sia in digitale che in analogico
Che si lavori su pellicola a colori o su digitale, anche se i filtri sono assolutamente neutri, è possibile notare una modifica nel colore rispetto a uno scatto realizzato con un tempo di posa veloce quando si usano tempi di scatto lunghi; in digitale il problema non si pone perchè una eventuale dominante può essere corretta in postproduzione, in analogico è necessario scannerizzare il negativo e apportare in postproduzione le eventuali modifiche sulla gamma cromatica prima di andare in stampa o effettuare le correzioni usando i filtri dell’ingranditore, per la stampa a colori da negativo in manuale
La pellicola bianco e nero ideale per le lunghe esposizioni
Certamente, per non dover ricorrere a filtri ND molto elevati o per non essere costretti a diaframmare oltre il consentito, è opportuno scegliere una pellicola BN di bassissima sensibilità, com la Rollei RPX 25 ( ISO ) , la Rollei Ortho 25 Plus piuttosto che la Lomo Fantôme Kino B/N 35 mm ISO 8 o ancora di Lomo la Babylon Kino B/N 35 mm ISO 13.
Sul campo: i filtri Cokin ND utilizzati con le fotocamere digitali.
E’ un dato di fatto che, nonostante io continui a preferire la pellicola in bianco e nero, scattare in situazioni complesse come queste e poter controllare immediatamente il risultato ha un grande valore.
Ho impiegato una Nikon D5600 con un obiettivo AF-S Nikkor 16-80mm 1:28-4E.
L’attacco filtri è di 72mm e mi è bastato quindi utilizzare il corretto Adapter Ring diametro 72mm per assicurare l’Holder alla fotocamera.
Ho scattato in esterni usando i filtri ND2, ND4 e ND8 contemporaneamente e ho realizzato anche uno scatto in interni lavorando con il solo filtro ND8.
Se escludiamo la già accennata modifica del colore nelle lunghe pose, che poi è possibile allineare in postproduzione, il risultato è stato più che soddisfacente.
Come sempre ho impiegato un treppiedi Manfrotto CXPRO4, testa Manfrotto X-PRO-Geared-Head, ho attivato l’esposizione anticipata in modo che lo specchio si sollevasse prima dello scatto e il cavo di scatto remoto Nikon MC-DC2
Il risultato fotografando l’acqua
Il risultato è affascinante sia usando tempi di scatto brevissimi, come il 1/2000 di secondo che, usando i filtri ND, spingersi fino ai 25 secondi di posa, ma sono altrettanto interessanti i risultati intermedi: basta scattare a 1/6 di secondo per ottenere già immagini suggestive
La roncola e il vento.
Un contrasto deciso tra la perfetta restituzione della roncola, immobile, piantata in un tronco, e il vento che a folate scarmigliava lo sfondo
Il movimento umano
Per questo scatto di 25 secondi ho frazionato l’immagine in tre slot di circa 10 secondi ciascuno, spostando di volta in volta la mano e tenendola ferma: se avessi mosso la mano di continuo essendo il braccio scuro, nella foto finale il braccio sarebbe del tutto scomparso
Gli scatti su pellicola
Ho utilizzato una fotocamera Nikon F 601 AF per approfittare dei tempi lunghi che prima della posa B si spingono a 30 secondi. Obiettivo Nikkor AF 35 -105mm f/3.5-4.5
Pellicola Rollei RPX 100 sviluppata in Bellini Hydrofen 1+31 per 9 minuti. Scatto a filo meccanico per attivare l’otturatore
Treppiedi, testa, esposimetro, cartoncino grigio sono stati i medesimi degli scatti in digitale.
Conclusioni
Cliccate due volte sulle quattro immagini successive per osservarle alla massima risoluzione
Calcolando che l’occhio umano vede 10 fotogrammi al secondo, quindi alla velocita di 1/10 di secondo, proporre all’occhio delle immagini scattate a 1/1000 di secondo o a 20 secondi permettono all’occhio di vedere una realtà che non è in grado di vedere a occhio nudi, con risultati interessanti, sia da un punto di vista scientifico che artistico
I filtri ND in alcuni casi sono tecnicamente necessari, per esempio, per utilizzare il diaframma completamente aperto in situazioni di forte illuminazione e ottenere così, specie nei ritratti, l’effetto bokeh, in altri casi sono creativi. Anche se in casa Cokin arriviamo a filtri in grado di assorbire 10 stop, io credo che il kit che comprende i tre filtri ND2, ND4 e ND8 – che abbiamo visto sono sommabili e portano alla fine alla possibilità di aumentare il tempo di esposizione di 6 stop, sono più che sufficienti. I filtri Cokin ND Variable Density, oltre che essere circolari e quindi non intercambiabili tra un attacco filettato di un obiettivo e un altro, hanno il potenziale problema della vignettatura, in base alla focale impiegata e, nel caso del digitale, al formato del sensore.
Indispensabili gli accessori citati, dal treppiedi a una testa a tre movimenti, dalla livella a bolla a un esposimetro esterno in accoppiata con un cartoncino grigio. Una volta utilizzati, è sufficiente riporre i filtri nelle loro confezioni originali perchè rimangano sempre protetti da potenziali graffi. Anche in questo caso, sia la lente frontale che i filtri vanno schermati dal sole. Nelle lunghe pose è anche opportuno sigillare l’oculare – alcune fotocamere a pellicola dispongono di una tendina di chiusura incorporata, negli altri casi basta il tappo nero della confezione di un rullo 135 con cui chiudere l’oculare – macchina a mirino galileiano escluse – per evitare che durante una lunga posa il sole si infiltri attraverso l’oculare andando a esporre in modo random, zone dell’immagine, questo a causa del fatto che se le guarnizione dello specchio non sono perfettamente a tenuta, attraverso l’oculare prima e il pentaprisma poi, la luce riesce a passare intorno allo specchio sollevato avocando il risultato finale.
Per la manutenzione si preferisce quella wet, ovvero l’immersione in acqua tiepida con un detergente tensioattivo, una delicata azione pulente circolare con le dita immerse nell’acqua e una asciugatura usando un panno in microfibra appositamente dedicato all’uso. Ricordiamo che i panni in microfibra , non i filtri, possono essere lavati in acqua bollente usando un comune detergente per vestiti, bel sciacquati, strizzati e poi, testi tra le quattro cocche, messi ad asciugare; il panno perde tutto l’untume che ha assorbito e ritorna completamente nuovo; non utilizzate MAI l’alcol o qualsivoglia tipo di solvente.
Il lavoro termina qui.
A breve ci occuperemo di un’altra serie di filtri Cokin ND, i cosiddetti graduate che hanno una parte del filtro scura, come gli ND che va poi progressivamente ad alleggerirsi fino a diventare completamente trasparente: si usano per scurire campiture di cielo lasciando invece che il paesaggio sottostante non vada a scuririsi: è preferibile usarlo con orizzonti omogenei, mare, creste piatte di scenari di montagne, e altro, come vedremo nel prossimo articolo.
Alla prossima, quindi, e vi ringrazio per il vostro tempo e la vostra attenzione
Gerardo Bonomo
Ringrazio Felix Bielser di Puntofotogroup Milano per aver messo a disposizione il materiale Cokin utilizzato per la realizzazione di questo articolo, oltre alle pellicole Rollei, alla chimica e alla carta fotografica
I miei video e i miei articoli sono accessibile a tutti e gratuitamente. Se volete fare una donazione utilizzando PayPal, il mio indirizzo è gerardobonomo@gmail.com . Specificate DONAZIONE e il vostro indirizzo mail per permettermi di ringraziarvi. ( vi ricordo i miei corsi sulla fotografia bianco e nero, dalla ripresa alla stampa, sia one to one che via Skype. Contattatemi: gerardobonomo@gmail.com, Cell.: 3356619215 )