+39 335 6619215‬ gerardobonomo@gmail.com

 

Nikon FE, Rollei RPX400 tirata a 3200 ISO e Rollei Infrared 400 lungo il cammino d’Assisi.
 
Un articolo a quattro mani: Andrea Zambelli, fotografo e cineasta in erba ha percorso 185 chilometri lungo il Cammino d’Assisi, armato di una Nikon FE e un obiettivo Nikon 28mm, oltre a diverse pellicole Rollei RPX 400 – che ha esposto a 3200 ISO – e Rollei Infrared 400.
Gerardo Bonomo – il sottoscritto – si è occupato di preparare il video, sviluppare e stampare i negativi. Il risultato. Molto soddisfacente.
 
 

La Nikon FE

Due parole su questa che è stata anche la mia prima VERA macchina fotografica. Prodotta dal 1978 al 1983. Nasce dal progetto della Nikon FM, completamente meccanica – la batteria alimenta esclusivamente l’esposimetro – ed è la versione elettronica della Nikon EL2, che a sua volta prende origine dalla straordinaria Nikkormat EL, ma compatibile con le nuove ottiche AI. la FE, comunque, grazie alla possibilità di sollevare la levetta che comanda i tempi sulle ottiche AI, può montare anche le vecchie ottiche F. Grazie all’otturatore elettromeccanico dispone del semiautomatismo della priorità di diaframmi. I tempi impostabili vanno da 1/1000 fino a 8 secondi, più la posa B. Ma in priorità di diaframmi, in condizioni di luce scarsa, i tempi si prolungano fino a superare i due minuti – anche se questo vantaggio non è mai stato dichiarato da Nikon. Dispone di staratura intenzionale dell’esposizione. Attraverso il mirino si legge direttamente il diaframma impostato grazie a un microprisma che legge la ghiera dei diaframmi coassiale all’obiettivo. Una lancetta verde evidenzia il tempo di scatto impostato, mentre un ago suggerisce, grazie all’esposimetro TTL incorporato, il tempo di posa suggerito. Dispone di autoscatto, che ha il doppio vantaggio di attivare l’otturatore senza premere direttamente il pulsante di scatto, e di sollevare immediatamente po specchio, per evitare fenomeni di micromosso causati dall’alzo dello specchio immediatamente prima dell’apertura della tendina. Dispone di attacco flash – non TTL -. Il modello successivo, la FE2, oltre ad avere l’attacco flash TTL dispone del 1/4000 di secondo, ma non è in grado di montare le vecchie ottiche F. la uso tutt’ora ed è una manual focus che mi ha sempre dato enormi soddisfazioni. Oggi sono molto più richieste le FM e FM2, grazie al fatto che l’otturatore è meccanico – la FE, a batterie scariche, lavora esclusivamente su un tempo meccanico di 1/90 di secondo. Affascinante il check dello stato di carica della batteria: sul retro della macchina, annegato all’interno della leva di chieck, c’è un diodo rosso: a seconda dell’intensità di illuminazione ci si può fare un’idea dello stato di carica della batteria. La batteria, a differenza di altre batterie a base di mercurio che non sono più disponibili e hanno costretto molti fotografi e complessi sitemi di resettaggio del voltaggio della propria fotocamera o esposimetro è ancora in produzione, anche nella versione al litio. Il rapporto peso/dimensioni è assolutamente perfetto, non è troppo compatta ma al contempo è perfettamente ergonomica. In tutta franchezza io non ho mai compreso queste preferenze – pur rispettandole – che si estendono anche a fotocamere manual focus di altri brand. Basta avere con sè una batteria di scorta e il problema non si pone, ma il vantaggio della priorità di diaframmi, con l’onere della batteria, io lo trovo impagabile. Ma in ogni caso la batteria oggi è diventata la spina nel fianco di molti appassionati, che preferiscono fotocamere con otturatori completamente meccanici a quelli elettromeccanici, mi riferisco naturalmente alle fotocamere a pellicola (!!!) Gli schermi di messa a fuoco sono intercambiabili. può montare i Motor Winder MD-11 e MD12. Il mirino non arriva a visualizzare il 100% dell’area effettivamente inquadrata ma la differenza è davvero minima. Eppure oggi, anche sul fronte dei prezzi del mercato dell’usato, ha più valore una Nikon FM di una Nikon FE. Posso dire, per fare un paragone, che anche se negli anni 80 la Nikon FE incontrò grandissimi favori di mercato, attualmente, a causa della batteria che sovraintende all’otturatore, viene vista come la Leica M7 versus Leica M6. Ma anche quando venne presentata la Leica M7 i favori furono tiepidi, nonostante il vantaggio della priorità di diaframmi e la possibilità di leggere nel mirino il tempo di scatto impostato – ma non il diaframma, come per la FE – Il parco ottiche usato reperibile sul mercato dell’usato è pressocchè infinito, sono ancora disponibili tutte le focali e in qualunque condizione d’uso. E’ una macchina che io letteralmente amo.

 
 

La pellicola Rollei RPX 400

Di questa pellicola ho già parlato in altri articoli. Qui la prima parte, qui la seconda parte e qui la terza parte.

E’ sostanzialmente sovrapponibile alla compianta Agfa APX 400: pellicola di uso generalistico con la possibilità, appunto, di essere tirata fino a 3200 ISO usando il suo sviluppo proprietario, lo sviluppo Rollei RPX-D.

Nei test effettuati nei miei articoli precedenti, tirata a 3200 ISO, la pellicola si è comportata in maniera soddisfacente, senza contare che con il medesimo sviluppo, ma a diverse temperature e diluizione, è possibile anche “fermarsi” a tiraggi più bassi, ovvero 800 e 1600 ISO.

In tutta franchezza io raramente tiro una pellicola, e raramente uso sensibilità nominali così alte. In più apprezzo molto la gamma delle pellicole Rollei retro, ovvero la Retro 80S, la Superpan 200 e la Retro 400S che insieme alla Rollei RPX25 – pellicola che io apprezzo molto per la grana pressochè inesistente, sono stese su base P.E.T. e non su triacetato, il che significa non solo che asciugano in un quarto del tempo, ma hanno una base molto più cristallina che agevola sia la stampa che, quando necessario, la riproduzione digitale.

In tutta franchezza, io raramente utilizzo pellicole di alta sensibilità e tantomeno eseguo push, ma di fronte ai 100.000 ISO delle fotocamere digitali, è comprensibile che i fotografi argentici si possano almeno permettere il lusso di arrivare a 3200 ISO, per poter lavorare in condizioni critiche, senza l’ausilio del flash, strumento fiabesco se usato opportunamente, in grado di uccidere qualsiasi fotografia se usato senza consapevolezza. Rollei RPX 25 e un buon treppiedi Manfrotto sono da sempre la mia accoppiata vincente, con qualche digressione con la Rollei Superpan 200 – straordinaria nella gamma tonale – e nella Rollei Infrared 400 – adoro l’infrarosso.

 

 

 

Lo sviluppo proprietario per la Rollei RPX 400: lo sviluppo Rollei RPX-D

Lo sviluppo Rollei RPX-D è venduto in confezioni da 250 ml, e la diluizione per esporre la Rollei RPX 400 a 3200 ISO è di 1+4. Uno sviluppo eccellente, ma a diluizioni così basse piuttosto costoso, permette cioè di ottenere solo 1250ml di soluzione pronta all’uso e per di più one shot. Ovvero di sviluppare 4 pellicole 135 avanzando 125 ml di soluzione pronta all’uso e/o due pellicole 120, Il costo non è indifferente. Ho sperimentato a questo punto un approccio differente, usando un altro sviluppo, l’Hydrofen di Bellini.

 

 

 

 

Lo sviluppo Bellini Hydrofen.

Lo sviluppo Bellini Hydrofen, come già lo sviluppo R09 Spezial e il compianto Studional di Agfa – la base delle tre formulazioni è sovrapponibile, può essere diluito tanto a 1+15 che a 1+31. All’inizio era proposto solo in confezioni da 100 o d 2000ml, oggi anche nella pratica confezione da 250 ml. la confezione da 250 ml, alla diluizione 1+31 consente di ottenere bel 8000ml ( 8 litri ) di soluzione one shot pronta all’uso – va da sè che si prepara volta per volta la quantità di soluzione necessaria. Significa poter sviluppare 26 rulli 135 o 13 rulli 120, con un risparmio che supera il 1000%…

 

 

Lo sviluppo Hydrofen a 1+31 per la pellicola Rollei RPX 400 tirata a 3200 ISO.

Ecco la formulazione:

PELLICOLA ROLLEI RPX 400 TIRATA A 3200 ISO.

SVILUPPO: BELLINI HYDROFEN DILUIZIONE 1+31 A 20°

PREBAGNO: ACQUA A 20° PER 1 MINUTO

1 MINUTO, AGITAZIONE CONTINUA,

A SEGUIRE 4 MINUTI IN STANDING.

A SEGUIRE 20 MINUTI DI SVILUPPO CON UN ROVESCIAMENTO OGNI 30 SECONDI

ARRESTO: BELLINI STOP 1+19 A 20° PER 1 MINUTO

FISSAGGIO: BELLINI FX100 DILUIZIONE 1+4 A 20° PER 5/6 MINUTI

LAVAGGIO: ACQUA CORRENTE A 20°  PER 10 MINUTI.

RISCIACQUO FINALE: ACQUA DEMINERALIZZATA A 20° CON WETTING AGENT DILUZIONE 1+200 PER 1 MINUTO.

Il risultato ottenuto è stato soddisfacente ma migliorabile. In effetti il tiraggio ha superato a malapena i 1600 ISO e non ha dato piena giustizia delle potenzialità dei 3200 ISO della Rollei RPX 400. Dove è possibile modificare il processo è nel tempo di sviluppo, non toccando nè il primo minuto di rovesciamento continuo nè i 4 minuti di standing, ma portando i successivi minuti da 20 a 25 e forse anche un poco oltre. Si suggerice una prova prima di utilizzare uesto procedimento su negativi definitivi, Di contro la grana ha tenuto perfettamente e così la gamma tonale, come vedremo nelle prossime immagini.

 

 

 

Un primo scatto della Rollei RPX 400 tirata a 3200 ISO con Bellini Hydrofen.

Ecco un primo risultato, più che accettabile. Come di consueto, ho appoggiato una diottra sul negativo per arrivare a una valutazione del comportamento della grana. Il riferimento “1” in rosso corrisponde a un millimetro di negativo , i riferimenti a destra corrispondo a decimi di millimetro, quelli di sinistra, 2, 3 etc, ai successivi millimetri.

La Rollei Infrared 400 sviluppata in Hydrofen.

Della Rollei Infrared 400 mi sono già occupato in questo articolo. Una pellicola iperpancromatica con sensibilità 400 ISO in grado di essere utilizzata come una normale pellicola a 400 ISO o, utilizzando il filtro R72, come una pellicola infrarosso. Anche la Rollei Infrared 400 è stesa su P.E.T., asciuga quindi in pochissimi tempo e ha una base perfettamente cristallina. Qui lo sviluppo Hydrofen, alla diluizione 1 +31 si è comportato magnificamente. Al tradizionale prebagno di 1 minuto per eliminare lo strato antihalo da un lato, e per bagnare in profondità l’emulsione così da evitare l’eventuale formazione di bolle nel momento in cui si inserisce lo sviluppo dall’altro, è seguito lo sviluppo, qui, piuttosto tradizionale: 1 minuto di rovesciamenti continui e a seguire 16 minuti con un rovesciamento ogni 30 secondi. Arresto, fissaggio, lavaggio e passaggio in acqua depurata con imbibente come da manuale.

Un primo scatto della Rollei Infrared 400 con Bellini Hydrofen.

Ecco uno dei risultati, in modalità infrarosso. Come di consueto, ho appoggiato una diottra sul negativo per arrivare a una valutazione del comportamento della grana. Il riferimento “1” in rosso corrisponde a un millimetro di negativo , i riferimenti a destra corrispondo a decimi di millimetro, quelli di sinistra, 2, 3 etc, ai successivi millimetri.

Un confronto ingrandito tra la Rollei RPX 400 tirata a 3200 ISO, a sinistra, e la Rollei Infrared 40; entrambe le pellicole sviluppate in Hydrofen. la grana della Rollei Infrared è decisamente più secca, ma la leggibilità nei dettagli, anche nella Rollei RPX 400 tirata a 3200 ISO, è più che accettabile

 

Un’estratto delle immagini scattate con la Rollei RPX 400 tirata a 3200 ISO

 

 

Un paio di immagini scattate con Rollei Infrared 400 e filtro IR 72. L’immagine di sinistra è stata scattata in una giornata molto velata, quindi con passaggio relativo di radiazione iR, e con un orizzonte piuttosto caliginoso. L’immagine di destra è stata scattata in una giornata si sole pieno: sia l’effetto Wood della vegetazione, che l’annullamento del pulviscolo atmosferico e l’amplificazione conseguente dei treni di nuvole è stato da manuale

 

 

Conclusioni

Hydrofen di Bellini si è comportato egregiamente in entrambe le situazioni. Ricordo che per uno sviluppo ottimale della Rollei RPX 400 tirata a 3200 ISO è opportuno aggiungere 5 minuti ai 20 del processo qui descritto, arrivando alla fine a: 1 minuto di agitazione continua, 4 minuti di standing e 25 minuti con un rovesciamento ogni 30 secondi.

Questo sviluppo si è comportato egregiamente e, visti i tempi – che durano da molto, molto tempo… – sviluppare risparmiando il 1000% sullo sviluppo non è cosa da sottovalutare.

 

Anche la mia ex Nikon FE, con 40 anni di scatti sulle spalle, si è comportata più che egregiamente,

Alla prossima, buona luce e buona darkroom

 

Gerardo Bonomo

 

 

Ringraziamenti

Ringrazio mio nipote Andrea Zambelli per aver messo a disposizione non solo i suoi negativi, ma anche la sua faccia nel video ( alla faccia del coraggio, vista la compagnia… )

 

Ringrazio l’amico Stefano Bramati, valente medico e valente musicista che ha composto la colonna sonora del video.

 

Ringrazio mio padre che mi ha fatto comprendere la magia del buio e mia madre, naturalmente, che mi ha dato la luce e… alla luce.

 

 

 

Iscriviti ai corsi di fotografia argentica

Scopri tutto...