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Nikon FM3A: istruzioni per l’uso

In questo secondo articolo e videotutorial sulla Nikon FM3A entrerò nel vivo di tutti i principali comandi e del loro corretto funzionamento

Buona lettura

Gerardo Bonomo

Le batterie

Anche se il grande plus della Nikon FM3A è di funzionare su tutti i tempi di scatto anche a batterie completamente scariche, le batterie sono necessarie per attivare il sistema esposimetrico e la priorità di diaframmi. In modalità A si seleziona il diaframma desiderato e la fotocamera imposta automaticamente il tempo di scatto, andando ben oltre non solo al tempo di posa meccanico più lungo, ma anche ai tempi di posa elettromeccanici, che come dati di targa arriva fino a 8 secondi ma che abbiamo visto nella pratica si spinge bel oltre i quattro minutiì

Io propendo per la batteria al litio da 3V, è quella con la minor autoscarica ed è poi una singola batteria, diversamente si possono usare  due batteri silver-oxide da 1,55V (SR44 type) o due batterie alcaline da 1,5V (LR44 type). In alternativa, con il Motor Drive MD12 è possibile alimentare la Nikon FM3A anche con comuni batterie stilo di tipo. Per valutare lo stato di carica delle batterie basta spostare la leva di carica dal corpo macchina per accendere la fotocamera premere a metà il pulsante di scatto e osservare nel mirino se l’ago dell’esposimetro resta attivo per 16 secondi. In questo caso la batteria è perfettamente carica. Io privilegio la batteria litio da 3V, anche perchè è più facile da rimuovere. Infatti, se si usa la fotocamera in modo discontinuo è sempre meglio rimuovere la batteria per evitare potenziali ossidazioni e perdite di acidi; cosa questa comune a qualsiasi prodotto elettronico e a qualsiasi batteria. Va da sè che così come si tiene sempre nella borsa fotografica più di un rullo di scorta è opportuno avere sempre con sè anche una batteria di scorta; sulla confezione controllate la data di scadenza. Comprate SOLO batterie di marche blasonate, Duracell, Energizer, Sony, Sanyo etc e non batterie di marchi non conosciuti:capita di frequente che queste batterie siano cariche solo a metà  addirittura completamente scariche. Viviamo in un pollaio e fuori il mondo è pieno di volpi….

I controlli sommari prima dell’inserimento della pellicola

Con una pompetta SENZA la parte terminale in setole naturali o artificiali dopo aver tolto l’obiettivo date qualche soffiata nel box specchio per eliminare possibile polvere o granelli. NON cecate dì alcun modo di pulire lo specchio nè tanto meno e soprattutto lo schermo di messa a fuoco, soprattutto la parte inferiore che  composta da una lente di Fresnel formata da migliaia di cerchi incisi nella plastica e dakìi quali è IMPOSSIBILE rimuovere la polvere la solo aggiungerla. Tutte le varie inclusioni che potreste vedere nel mirino NON appariranno nell’immagine finale perchè o sono depositi sullo specchio, o sullo schermo di messa a fuoco o al’interno dell’oculare.

Metette la fotocamera in posa B e soffiate con la pompetta i vani porta pellicola e la parte interna del dorso; con la tendina aperta che NON va MAI neppure sfiorata controllate in controluce che lungo i bordi non ci siano inclusioni impigliate, come un frammento di fibra o altro: questi se lasciati in posizione, stamperanno la loro immagine su TUTTI i fotogrammi, se individuate un’inclusione, com molta attenzione e sempre senza toccare le tendine, rimuovetela aiutandovi con una pinzetta. Non usate alcun tipo di liquido di alcun genere per pulire la parte interna della fotocamera e non premete troppo sul pressapellicole, potreste rovinare la contromolla alloggiata dietro. Non pulite i contatti DX con alcun tipo di liquido, al massimo sfiorateli leggermente con un panno in microfibra. Non usate MAI cotton fiocc, o alcun tipo di fazzoletto di cellulosa perchè possono depositare frammenti di cellulosa, usate solo ed esclusivamente panni in microfibra e conservatene uno solo per pulire le parti della fotocamera. I panni in microfibra si lavano acqua calda e sapone e tornano perfettamente nuovi e sgrassati. NESSUNA PARTE DELLA FOTOCAMERA O DELLE OTTICHE VA IN ALCUN MODO LUBRIFICATA O INGRASSATA. Periodicamente usando uno stuzzicadente di legno saggiate la tonicità delle guarnizioni annegate nella parte interna del dorso; se le trovate collose o screpolate è venuto il momento di cambiarle, diversamente potete continuare a lavorare

Ofelè fa el to mesté ! Pasticciere, fai il tuo mestiere !

Questo esploso vi dà un’idea sommaria delle parti che compongono una Nikon FM3A e vi fa immaginare quanto sia complicato metterci mano. Vi suggerisco di non cercare in alcun modo di provare a eseguire qualche sorta di “riparazione”, ma di vedere ogni vite accessibile come un rivetto inespugnabile. Qualunque problema possa avere la fotocamera, rivolgetevi a bravi fotoriparatori

Che ottiche può montare la Nikon FM3A ?

Partiamo innanzitutto dal fatto che la NIkon FM3A monta innanzitutto le ottiche AI e AI-S e cominciamo col vedere le differenze tra questi due modelli di obiettivi, tralasciando al momento le ottiche F dette anche pre-AI, come il modello rappresentato in alto a destra.

 

La differenza tra le ottiche AI e AI-S

L’obiettivo AI-S è stato creato nel 1982, quando il meccanismo di apertura dell’obiettivo AI è stato migliorato per offrire il controllo automatico dell’apertura. Questa funzione doveva essere utilizzata con fotocamere come FA, FG e F301 e consentiva di incorporare le modalità Program o Shutter Priority (solo FA) in queste fotocamere se utilizzate con obiettivi AI-S. I meccanismi AI-S consentono agli incrementi di apertura di un obiettivo AI-S di essere controllati più precisamente dalla fotocamera rispetto a un obiettivo AI.
Le indicazioni visibili che un obiettivo è AI-S anziché AI sono:

L’apertura minima (sia le figure principali più grandi che quelle più piccole con lettura diretta) sono contrassegnate in arancione, ovvero F16,
È stata tolta una tacca dall’innesto a baionetta posteriore, sopra la tacca di bloccaggio dell’obiettivo. Ciò consente ad alcune fotocamere Nikon di rilevare se è montato un obiettivo AI-S.

La differenza sta tutta nel Meter Coupling Lever, il “dente” di ingaggio delle fotocamere AI

Tuttavia, mentre gli obiettivi AI erano retrocompatibili con le fotocamere non AI, gli obiettivi non AI non erano compatibili con tutte le fotocamere AI. Le fotocamere Nikon FM, FE, EL2, F3, F4 e Nikkormat FT3 hanno utilizzato il sistema di misurazione AI ma hanno consentito di montare obiettivi non AI grazie alla possibilità del disinnesto della leva del giunto di misurazione.  F2A e F2AS erano fotocamere AI ma il meccanismo AI era montato sul prisma di misurazione rimovibile. Quindi la Nikon FM3A NON può montare le ottiche pre-AI, a differenza come indicato nelle due immagini qui sopra, della Nikon FE, per fare un esempio. Diciamo che è un problema relativa, ma personalmente non mi rimane chiaro ì, così come per la FE2 rispetto alla FE, perchè alla FM3A non è stato reso possibile il disinnesto della leva del Meter Coupling Lever

E gli obiettivi AF ?

La Nikon FM3A può montare gli obiettivi AF di tipo D, ovvero quelli, come indicato nell’immagine in alto a destra che dispongono della ghiera dei diaframmi; si imposta manualmente il diaframma come per gli obiettivi AI e al momento dello scatto il diaframma si chiude all’apertura desiderata. Per la misurazione dell’esposizione invece bisogna agire sulla leva della profondità di campo che chiude il diaframma alla chiusura di lavoro e permette di effettuare la misurazione dell’esposizione; naturalmente non è possibile lavorare in modalità A.

Può montare anche gli obiettivi di tipo G, ovvero senza ghiera dei diaframmi, ma solo quelli per il formato digitale full frame e non APS e può lavorare esclusivamente a tutta apertura, vale a die che non è possibile chiudere il diaframma

Va da sè che la morbidezza “frenata” della ghiera di messa a fuoco degli obiettivi AI permette una messa a fuoco più accurata, nel senso che la rotazione della ghiera è più gestibile. Negli obiettivi AF la ghera è più “lassa” e non è facile ruotare la ghiera con la stessa precisione.

L’esposizione con le ottiche AF e la compatibilità con altri obiettivi

Non basta la compatibilità “meccanica” è necessario valutare anche la compatibilità esposimetrica: in alto a sinistra è mostrata la tabella di alcuni obiettivi particolari e relativa compatibilità con la Nikon FM3A. A destra è invece mostrata la compatibilità con il sistema esposimetrico: con gli obiettivi AF di tipo D non c’è alcun problema: è possibile lavorare sia in modalità manuale che a priorità di apertura, con altri obiettivi è possibile effettuare e solo in manuale la misurazione esposimetrica in modalità stop down, agendo quindi sulla leva della profondità di campo. Con altri obiettivi, invece, non è in alcun modo possibile utilizzare il sistema esposimetrico integrato nella fotocamera; si dovrà ricorrere a un esposimetro esterno.

 

 

Il settaggio dell’esposimetro: il codice DX

Pa Nikon FM3A dispone all’interno del’alloggiamento della pellicola i contatti dorati che le permettono di riconoscere la sensibilità della pellicola. Tutti i rulli 135 del mondo – tranne la Ferrania P30, hanno una serie di codici a barre, ovvero parti non serigrafate e altre serigrafate che permettono ai contatti dorati di riconoscere la sensibilità della pellicola. E’ sufficinete impostare nella ghiera di regolazione dell’esposimetro la scritta DX per far sì che la fotocamera riconosca la sensibilità della pellicola e la comunichi all’esposimetro interno

 

 

L’impostazione manuale della sensibilità della pellicola

A parte la Ferrania P30, ci sono molte situazioni in cui la sensibilità va impostata manualmente, ad esempio quando si utilizzano caricatori anonimi in cui la pellicola è stata bobinata manualmente, o quando si usano pellicola che hanno una determinata sensibilità nominale, ad esempio 400ISO, ma si desidera esporre a differenti sensibilità, per esempio a 800, 1600, 3200 ISO. In questo caso, sempre sollevando la ghiera di blocco del regolatore della sensibilità, è possibile impostare manualmente sensibilità che vanno da 12 a 6400 ISO. Bisogna sempre prestare molta attenzione alla ghiera della sensibilità, e ricordarsi di cambiare la sensibilità quando s cambia la sensibilità della pellicola, eccezion fatta se si decide di lavorare solo con pellicole con codice DX e alla sensibilità nominale.

La staratura intenzionale dell’esposizione

Ecco il comando della staratura intenzionale dell’esposizione: protetto da un pulsante di sblocco – così come per modificare la sensibilità è necessario sollevare una ghiera, per evitare starature intenzionali – nella Nikon FM3A permette appunto di starare l’esposizione da +2 a -2 stop, frazionati in terzi di stop. Serve per “ingannare l’esposimetro e costringerlo  a suggerire un tempo di scatto superiore o inferiore rispetto a quello impostato dall’esposimetro, che a sua volta dipende dalla sensibilità impostata, dal diaframma impostato e naturalmente dal tipo di soggetto. La staratura intenzionale dell’esposizione funziona sia quando si impostano i tempi di scatto meccanici, da 1/4000 fino a 1 secondo, che in priorità di diaframmi. In modalità manuale è superfluo, nel senso che, una volta individuato il tempo dì posa suggerito dall’ago dell’esposimetro, basta impostare un tempo di posa più alto o più basso. Ovviamente in questo modo si sotto o si sovraespone di uno stop alla volta, mentre con la staratura intenzionale l’alterazione è più raffinata perchè è a incrementi di 1/3 di stop. Io personalmente la uso in priorità di diaframmi, quando voglio fare in bracketing di esposizione ed eseguo un primo scatto con il tempo che in questo caso imposterà la fotocamera, un secondo scatto a +1 o +2 e un terzo scatto a -1 o -2. Quando si attiva la staratura intenzionale dell’esposizione nel mirino in alto a sinistra compare un LED rosso di avvertimento. E’ molto importante, dopo aver eseguito lo o gli scatti starati, riportare la ghiera su “zero” per evitare di starare tutti gli scatti successivi.

 

 

Il caricamento della pellicola, l’approccio corretto

Il caricamento della pellicola è una manovra semplice, ma essenziale e va condotta con cura. Innanzitutto partiamo dall’otturatore, prodotto in lega di alluminio ma al contempo estremamente delicato: non va in alcun modo toccato con le dita e possibilmente neppure con la coda della pellicola durante il caricamento della pellicola. Dopo aver aperto il dorso per prima cosa è opportuno “tendere” la pellicola all’interno del rullino, ruotando il pignone in senso antiorario fino a che la coda della pellicola comincia a ritirarsi all’interno del rullino; questa manovra è necessaria per un accorgimento di carica e relativo controllo che spiegherò nel passo successivo.

 

Andiamo a incominciare

Quindi, dorso aperto, al riparo non solo dalla luce diretta del sole, ma se possibile in penombra, soprattutto se si utilizzano pellicole su base P.E.T. come la maggior parte delle pellicole Rollei ( il P.E.T. fa da fibra ottica e conduce la luce all’interno del rullino attraverso la coda ) la pellicola va posizionata nell’alloggiamento di sinistra, ed è il momento giusto per verificare sulla ghiera di regolazione della sensibilità ISO se approfittare del codice DX della pellicola per sincronizzare l’esposimetro o se impostare una sensibilità specifica, soprattutto quando si vuole effettuare un pull, ovvero tirare la pellicola, ovvero sottoesporla e successivamente sovrasvilupparla. A destra si vede il rocchetto su cui si avolgerà la pellicola esposta, contrassegnati con il n.1 i denti di trascinamento che dovranno ingaggiare la doppia perforazione della pellicola, con il n.2 la fessura in cui si dovrà infilare la coda della pellicola, con il n.3 il dente che aggancia la coda della pellicola al rocchetto di avvolgimento. Se il rocchetto non è correttamente posizionato basta ruotarlo con il pollice fino a che la fessura non sarà in posiizione, non c’è bisogno di agire sulla leva di carica, perchè in questo modo si arma anche l’otturatore e sarà necessaria scattare a vuoto per permettere poi al rocchetto di continuare ad avvolgere la pellicola.

 

Completamento della fase di caricamento

Dopo aver tirato qualche centimetro di pellicola al di fuori del rullino infilate la coda nella fessura del rocchetto; successivamente ruotate il rocchetto fino a che la pellicola ingaggerà i denti di trascinamento; non è necessario andare oltre, anche per non sprecare pellicola, potete richiudere il dorso e, meglio ripeterlo, accertarvi che l’esposimetro sia regolata sulla sensibilità corretta o sul codice DX

Avete agganciato correttamente la pellicola?

Dopo aver tirato qualche centimetro di pellicola al di fuori del rullino infilate la coda nella fessura del rocchetto; successivamente ruotate il rocchetto fino a che la pellicola ingaggerà i denti di trascinamento; non è necessario andare oltre, anche per non sprecare pellicola, potete richiudere il dorso e, meglio ripeterlo, accertarvi che l’esposimetro sia regolata sulla sensibilità corretta o sul codice DX. A qusto punto tendete ancora leggermente la pellicola usando la manovella di riavvolgimento posizionata a sinistra sulla calotta superiore e poi girate la leva di carica: se la pellicola è correttamente agganciata la manovella inizierà a girare; ed è per questo motivo che nella prima fase suggerisco di avvolgere la pellicola fino a che non spunti solo la coda; la pellicola andrà in tensione all’interno del rullino e già al primo riarmo della pellicola la manovella girerà dandovi l’unica conferma possibile che la pellicola si è agganciata. Scattate una prima immagine con il tappo davanti all’obiettivo – e un tempo di scatto veloce – non posizionate il selettore dei tempi su A – e riarmate la leva di carica controllando sempre che la manovella giri; ora siete veramente sicuri che la pellicola è perfettamente agganciata; a vostra descrizione se fare ancora uno scatto a vuoto o iniziare già a scattare il primo fotogramma, con questo metodo fuoriesce talmente poca pellicola dal rullino in fase di carica che semplicemente armando due volte siete già su un fotogramma che non ha preso luce; le prime volte, per sicurezza, ripetete il primo scatto e poi, a sviluppo ultimato, valutatate se per caso il primo scatto è sfiammato o meno; in questo modo, da un rullino da 36 pose, riuscite a ottenere 37 se non 38 pose utile. In prossimità del trentaseiesimo fotogramma armate la pellicola ruotando la leva di carica con delicatezza. Ci sarà un momento in cui noterete che la leva di carica non riesce a compiere il giro completo, significa che siete arrivati all’ultimo fotogramma, se continuate a girare riuscirete ad armare la fotocamera ma una parte dell’ultimo scatto si sovrapporrà al penultimo. Desistete. tappate l’obiettivo, premete il pulsante di riavvolgimento posto sulla calotta posteriore e riavvolgete la pellicola. Valutate voi se lasciare fuori la coda o meno. Se lasciate fuori la coda, ve ne accorgete perchè quando la coda si libera dal rocchetto ricevente emette un rumore tipico, non avrete bisogno poi di estrarre la coda dalla pellicola per il successivo sviluppo: esistono diversi estrattori ma per chi è alle prime armi non sono di immediato utilizzo; se invece fate rientrare completamente la coda avete la sicurezza matematica che non scambierete per errore la pellicola appena esposta per una pellicola vergine; capita nella fretta, cercando una nuova pellicola nella borsa di prendere un rullo già esposto. Questo è il sistema migliore, imparerete poi a usare l’estrattore se volete svilupparvi le pellicole, se le inviate a un laboraratorio ci penseranno loro a estrarre la coda.

Il mirino della Nikon FM3A

Spartano, essenziali ma il mirino della FM3A riporta tutti i dati essenziali sia di impostazione della fotocamera che di scatto

 

L’evoluzione dei mirini

Come sono cambiati i mirini negli ultimi anni: in alto a sinistra il mirino della Nikon FM3A: sembra parco di informazioni, ma provate a confrontarlo con il mirino della della Nikon FT Photomic, in alto a sinistra, o quella della F2 in basso a destra o in ultimo con quello della F6, in basso a destra. Il mirino della Nikon FM3A è già un irino evoluto ma acora essenziale, con l’unico difetto che nè la visualizzazione del diaframma nè del tempo di posa suggerito o impostato sono retroilluminati.

  1.  

La messa a fuoco

Ls Nikon FM3A ha nel mirino tre precisi riferimenti per arrivare alla messa a fuoco perfetta:

1 lo schermo Acumatte di nuova generazione che permette già di vedere senza altri ausili se il soggetto è a fuoco o meno e, al contrario, il livello di fuori fuoco a Tutta Aperura

2 la corona di microprismi che spariscono letteralmente quando il soggetto è a fuoco mentre si rivelano fino a diventare neri se il soggetto non è a fuoco. Come già spiegato con alcuni obiettivi la corona di microrpsimi è, ahimè, sempre nera

3 il telemetro a immagine spezzata al centro: è indubbiamente il controllo più raffinato, il problema è che spezza in due immagini i soggetti verticali, come un palo della luce, mentre nulla può con i soggetti orizzontali: in questi casi bisogna ruotare la fotocamera in modo da rendere il soggetto orizzontale verticale, spezzarlo e aggiustare il fuoco fino a che il soggetto si ricompone in un unico elemento

 

L’evoluzione dei mirini

Come sono cambiati i mirini negli ultimi anni: in alto a sinistra il mirino della Nikon FM3A: sembra parco di informazioni, ma provate a confrontarlo con il mirino della della Nikon FT Photomic, in alto a sinistra, o quella della F2 in basso a destra o in ultimo con quello della F6, in basso a destra. Il mirino della Nikon FM3A è già un irino evoluto ma acora essenziale, con l’unico difetto che nè la visualizzazione del diaframma nè del tempo di posa suggerito o impostato sono retroilluminati.

  1.  

I tre differenti sistemi di messa a fuoco

Qui è molto evidente la differenza tra una foto correttamente focheggiata e una fuori fuoco valutando l’immagine tra il telemetro in alto, i microprismi al centro e lo schermo acute matte

 

Gerardo Bonomo

 

I tre differenti sistemi di messa a fuoco

Qui è molto evidente la differenza tra una foto correttamente focheggiata e una fuori fuoco valutando l’immagine tra il telemetro in alto, i microprismi al centro e lo schermo acute matte

 

Gerardo Bonomo

 

La leva stop down / controllo della profondità di campo

Tutte le fotocamere reflex lavorano a T.A., ovvero a tutta apertura: anche se chiudete il diaframma, il diaframma rimarrà completamente aperto fino al momento dello scatto; ci sono due situazioni in cui è necessario chiudere iol diaframma prima di effettuare l’esposizione: 

nel primo caso quando si lavora con obiettivi detti appunto stop down, che non sono in grado di “riferire” alla fotocamera su che diaframma sono posizionati, per cui è necessario chiudere preventivamente il diaframma prima dello scatto perchè l’esposimetro possa misurare la quantità di luce che entra al reale diaframma di lavoro.

nel secondo caso la stessa leva serve per il controllo della profondità di campo, che si effettua sempre prima dello scatto per valutare l’effettiva estensione della nitidezza nei soggetti posizionati davanti e dietro al soggetto principale su cui è stata effettuata la focheggiatura ottica.

Come funziona profondità di campo.

Nella riga superiore ho scattato a tutta apertura focheggiando, da sinistra, il primo, il secondo e il terzo rullino.

Nella riga inferiore ho scattato a f/11 focheggiando, da sinistra il primo, il secondo e il terzo rullino.

La profondità di campo, ovvero la possibiltà di estendere “la sensanzione di nitidezza anche davanti e dietro al soggetto otticamente focheggiato dipendono da

la focale dell’obiettivo, più la focale è minore, maggiore è la di campo

la distanza dall’obiettivo al soggetto focheggiato manualmente: minore è la distanza, minore sarà la profondità di campo

il diaframma impostato: più il diaframma è aperto, minore sarà la profondità di campo.

La profondità di campo: un ausilio da utilizzare con cautela

Nella prima sequenza di immagini in alto vediamo in sequenza il primo rullo, focheggiato e fotografato a f/11, a seguire sempre il primo rullo, fotografato a f/11 ma focheggiando sul secondo rullo, nella terza sul terzo rullo

Nella sequenza di immagini al centro, tutte e tre scattate a f/11 vediamo innanzitutto il secondo rullo ma focn il fuoco sul primo rullo, poi sul secondo rullo e poi sul terzo.

Nella sequenza di imamgini in basso vediamo il terzo rullo, nel primo scatto di sinistra focheggiando sul primo rullo, poi sul secondo e infine sul terzo.

Ne evinciamo che la profondità di campo migliora certamente la leggibilità degli oggetti che non cadono sul piano di fuoco ma in modo relativo; come già spiegato dipende dalla focale usata, dalla distanza tra la fotocamera e il soggetti messa a fuoco, dalla distanza tra il primo, il secondo e il terzo soggetto e dal diaframma impiegato. Io preferisco sempre focheggiare il soggetto in primo piano e chiudere il diaframma per fare una relativa visibilità allo sfondo, o renderlo completamente indistinguibile tenendo il diaframma piuttosto aperto.

 

  1.  

Quando non si focheggia sul soggetto principale

Nell’immagine a sinistra ho focheggiato la margherita in primo piano a tutta apertura

Nell’immagine al centro ho focheggiato la margherita in primo piano a diaframma intermedio

Nell’immagine di sinistra ho messo a fuoco la seconda margherita lasciando il medesimo diaframma intermedio: si nota con evidenza che mente la perdita di dettaglio sullo sfondo è accettabile, no lo è accettabile la margherita in primo piano leggermente sfuocata. Prudenza quindi, e consapevolezza nell’uso della profondità d campo al posto della messa a fuoco ottica.

 

  1.  

La funzione AE-Lock

La funzione AE-LOCK permette, ESCLUSIVAMENTE in priorità di diaframmi, di effettuare l’esposizione su un soggetto specifico, memorizzate l’esposizione  ricomporre l’immagine. E’ utile innanzitutto nei ritratti quando il soggetto è su uno sfondo molto luminoso o quando si vorrebbe posizionare il soggetto decentrato a sinistra o a destra rispetto al centro luminoso dell’immagine: è sufficiente premere a metà il pulsante di scatto, successivamente, senza rilasciare la pressione sul pulsante di scatto premere il pulsante AE-LOCK, reinquadrare e scattare l’immagine. In questo modo si eviteranno sggetti sottoesposti o addirittura la sola silhouette del soggetto stesso

 

  1.  

 AE-Lock o Staratura Intenzionale dell’Esposizione ?

Se pre in priorità di diaframmi la funzione AE LOCK la si può ottenere anche con la staratura intenzionale dell’esposizione, misurando la luce riflessa dal soggetto principale, memorizzando il dato di scatto per poi ricomporre l’inquadratura e selezionare in automatico lo scatto suggerito agendo sulla ghiera della staratura intenzionale dell’esposizione.

  1.  

Conclusioni.

Questa seconda parte di approfondimento sulla Nikon FM3A termina qui. Nella terza parte ci occuperemo della prova sul campo e dei risultati.

Per concludere qualche piccolo cadeaux:

la brochure originale Nikon by Nital sulla Nikon FM3A

la “storia completa” dello sviluppo della Nikon FM3A

il manuale originale in inglese della Nikon FM3A

la brochure originale in inglese della Nikon fm3a_brochure

 la brochure di tutti i componenti della Nikon FM3A: fm3a_partslist 

il manuale di riparazione della Nikon FM3A: fm3a_repairmanual

il comunicato stampa del 5 febbraio 2001 in cui Nikon Japan annunciava la Nikon FM3A: fm3a_pr 

Ci vediamo alla prossima puntata. Se ancora non avete letto la Prima Parte, cliccate QUI

Alla prossima puntata!

 

Gerardo Bonomo

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